Rimuovere
quel ritardo culturale tipicamente italiano che allontana le donne dal mercato
del lavoro e dai luoghi decisionali della politica. Infrangere questo “tetto
di cristallo” partendo dalle scuole per arrivare alle imprese, attraverso
la cassa di risonanza dei media. Sono gli obiettivi con cui è
nata "Non pensare a sesso unico",
la campagna di comunicazione promossa da Arcidonna e ideata da Feedback per
il superamento degli stereotipi di genere.
Tra cartelloni pubblicitari, banner per siti web e azioni di marketing virale,
la campagna vuole spingere a riflettere. Magari
con un sorriso, anche se amaro. A riflettere sul perché nel Parlamento
italiano la presenza di donne sia ancora oggi ferma al 17 per cento, dato che
ci pone al 67 posto tra i parlamenti del mondo, preceduti persino dal Senegal
e dagli Emirati Arabi. Oppure a chiedersi il motivo per cui ancora oggi in Italia
sette milioni di donne in età lavorativa siano fuori dal mercato del
lavoro. Le cause sono tante ed eterogenee, ma c’è un filo rosso
che le lega, un filo sottile ma ben sedimentato nella società: lo stereotipo
di genere, appunto.
«Fin da giovani – spiega Valeria Ajovalasit,
presidente di Arcidonna – entrano in azione tutta una serie di
strutture e processi culturali che incidono sui percorsi formativi e professionali:
le donne vengono indirizzate verso l’insegnamento e il sociale, i maschi
verso le discipline tecniche e scientifiche. In questo modo, non solo gran parte
del mondo femminile viene escluso dai settori a più alto valore aggiunto
in termini di carriera e salario. Ma viene meno quel motore dell’economia
rappresentato appunto dall donne. Come ha ben spiegato recentemente il sociologo
Maurizio Ferrera, una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro
comporta lo sviluppo di una moderna economia di servizi, con una ricaduta positiva
sull’intero sistema produttivo. Inoltre, molte aziende hanno scoperto
che aumentando il numero di manager donne crescono anche i profitti».
Insomma, conviene a tutti avere più donne al lavoro e ai posti di comando.
Ed è per questo che bisogna abbattere le strutture culturali che lo impediscono,
ossia gli stereotipi di genere.
Ma l’azione di Arcidonna non si ferma qui. La campagna, infatti, è
parte di un più ampio progetto, “Laboratorio
di pari opportunità: pratiche per il superamento degli stereotipi”,
che è stato presentato in anteprima al palazzo delle Nazioni Unite di
New York.
Un progetto che ha già portato decine di formatori nelle scuole superiori
per una campagna di sensibilizzazione contro gli stereotipi. E che continuerà
la sua azione all’interno delle imprese, dove verrano creati degli infopoint
di consulenza e supporto alle donne lavoratrici. Ma non solo: con la collaborazione
di Cgil e Confindustria, Arcidonna sperimenterà all’interno di
alcune imprese siciliane quelle pratiche di diversity management che nel resto
d’Europa sono state da tempo applicate con ottimi risultati sul fronte
dell’inserimento e della progressione di carriera delle donne. Questa
tranche del progetto si concluderà con la sottoscrizione di un Codice
di autoregolamentazione da parte di aziende e sindacati al fine di applicare
concretamente le soluzioni organizzative promosse in via sperimentale.
Insomma, un progetto complesso e articolato, per constrastare la radice culturale
delle discriminazioni di genere e provocare, come dice la Ajovalasit, «quella
discontinuità necessaria ad abbattere l’insopportabile arcaicità
di questa regione e la soffocante illegalità che fa da freno allo sviluppo».
Nella sezione "Area Riservata" di questo portale sono disponibili il FOTOBOOK e il GLOSSARIO DELLA DEMOCRAZIA PARITARIA prodotti nell'ambito del progetto e diffusi nelle scuole siciliane.
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