E' successo in Somalia. I familiari della vittima hanno provato a fermare i boia, ma questi hanno risposto sparando tra la folla e uccidendo un bambino
Aveva 13 anni e non 23, secondo le informazioni
diffuse nei giorni scorsi, la ragazza lapidata lunedi' a Chisimaio, nel sud
della Somalia, con l'accusa di adulterio. Lo rivela Amnesty International,
secondo cui a fornire la vera eta' di Aisha Ibrahim Duhulow e' stato il padre
della ragazzina. In un primo tempo, ricorda una nota, Amnesty aveva detto che
la giovane aveva 23 anni sulla base delle informazioni fornite da alcuni giornalisti
somali, per i quali quella era l'eta' che sembrava avere Aisha.
Aisha è stata lapidata in pubblico su una piazza
di Chisimaio, citta' portuale in Somalia meridionale, perche' accusata di adulterio:
un tribunale fondamentalista delle deposte Corti islamiche aveva ordinato la
macabra esecuzione. Il capo coperto da un velo verde e una maschera verde,
la giovane e' stata condotta sul luogo del supplizio a bordo di un furgone,
e' stata infilata in una buca fino al collo, davanti a centinaia di persone,
che si erano raccolte nella tarda serata di lunedi', nella citta' portuale 500
chilometri a sud di Mogadiscio. Per tre volte i suoi carnefici l'hanno tirata
fuori per verificare se fosse morta. E quando i parenti furenti si sono scatenati
cercando di soccorrerla e' scoppiato il caos, le guardie
hanno aperto il fuoco e un bimbo e' rimasto ucciso.
Dramma nel dramma, in Somalia. Miliziani somali fedeli
alle deposte Corti islamiche hanno giustiziato in pubblico la giovane donna
accusata di adulterio, ricorrendo all'arcaico e macabro metodo della lapidazione.
"Ci era stata detto che lei stessa aveva riconosciuto la propria colpa,
ma bisognava vederla come urlava, mentre la immobilizzavano legandole mani e
piedi. A quel punto un congiunto le e' corso incontro, tentando di aiutarla,
ma gli integralisti di guardia hanno aperto il fuoco per fermarlo, e hanno ucciso
un bambino".
Secondo i familiari, Asha non ha ricevuto un 'processo'
coranico equo: "L'Islam", ha ricordato la sorella, "non
permette che una donna sia messa a morte per adulterio se non si sono presentati
pubblicamente l'uomo con cui ha avuto rapporti sessuali e quattro testimoni
del fatto". I giudici fondamentalisti si sono pero' limitati a replicare
che puniranno in maniera adeguata la guardia responsabile della morte del bimbo.
E' il primo episodio del genere di cui si abbia notizia in Somalia da due anni:
da prima cioe' che, alla fine del 2006, le truppe del governo transitorio di
Mogadiscio sconfiggessero le Corti islamiche con il determinante appoggio militare
dell'Etiopia. I ribelli hanno pero' intrapreso una guerriglia difficile da contrastare,
e lo scorso agosto si sono reimpadroniti di Chisimaio, imponendovi leggi ispirate
alla piu' vieta concezione dell'Islam; in citta', per esempio, e' proibita qualsiasi
forma di svago perche' considerata blasfema.
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