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Assicurazione obbligatoria per casalinghe/i Stampa E-mail
Dal primo febbraio, sanzioni per chi non paga il balzello

Sotto i riflettori l’assicurazione contro gli infortuni in ambito domestico. La legge obbliga ad assicurarsi chiunque, uomo o donna, abbia un’età compresa fra i 18 e i 65 anni e svolga un lavoro finalizzato alla cura della propria famiglia. Dal varo della legge (1° marzo 2001) fino ad oggi non è stata applicata alcuna sanzione per chi non rispettava la legge, mentre dal 1° febbraio chi non si è ancora assicurato pagherà una sanzione pari al doppio dell’importo della polizza (12,91 euro) più quello della polizza stessa, insomma 26 euro in tutto. Dall’obbligo è esonerato chi ha un reddito personale non superiore a 4.648,11 euro, o familiare non superiore a 9.296,22 euro: in questo caso si dovrà però comunque presentare un’autocertificazione presso le associazioni delle casalinghe, i patronati o le sedi Inail. Quando quattro anni fa è entrata in vigore questa polizza, le associazioni delle casalinghe gongolavano. Ma non sarebbe durata tanto. Sicuramente la legge rappresentava un riconoscimento ufficiale di chi lavora a casa e della propria attività, ma i diretti interessati si accorsero ben presto che non era stato fatto un passo in avanti così significativo, in definitiva. Infatti non sono coperti da assicurazione gli ultrasessantacinquenni e, in caso di richiesta d’indennizzo, bisogna dimostrare che l’incidente è non solo avvenuto entro le mura domestiche, ma anche che è avvenuto durante lo svolgimento di lavori domestici. Le maggiori perplessità sono determinate dalle percentuali di invalidità al di sotto delle quali non si ha diritto ad alcun indennizzo: l’incidente deve provocare un’invalidità permanente di almeno il 33% e l’assicurazione non vale in caso di morte. A queste condizioni, ovviamente, al milione e mezzo di casalinghe/i che si sono volontariamente iscritti nel 2001 non si sono aggiunte molte persone: oggi su 6 milioni di potenziali iscrizioni, ne mancano 4 all’appello. Per molti questo è solo un altro modo, non meno offensivo di altri, di batter cassa.

Elisabetta Affatigato
4 febbraio 2005


 
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