In alcuni paesi integralisti, le donne sono costrette a indossarlo; in altri, sono costrette a farne a meno. In entrambi i casi, controvoglia.
82,64 Euro. Con una cifra simile Sabrina Varroni, 34 anni, nata e residente
a Drezzo, in provincia di Como, avrebbe potuto fare una spesa sostanziosa, quella
che si fa un sabato e due no, quando in famiglia si è in sei. Invece
questa cifra l’ha pagata nel giro di due giorni, e non per shopping. La
Varroni infatti, casalinga, sposata a un marocchino e convertita all’islam,
è stata multata per ben due volte per avere
indossato il burqa in luoghi pubblici: il vigile le ha contestato la
violazione della legge del ’75 nata da esigenze di difesa dal terrorismo
delle Brigate Rosse. Il caso era in realtà scoppiato qualche mese fa.
La donna, che porta il burqa da diversi anni, afferma di non avere mai subito
alcun tipo di discriminazione fino a quando il sindaco di Drezzo, Cristian Tolettini,
eletto tra le file della Lega, non ha emesso un’ordinanza che vieta di
indossare in luoghi pubblici indumenti che impediscano il riconoscimento del
cittadino. La scorsa settimana il prefetto di Como, Guido Palazzo Adriano, ha
annullato l’ordinanza di Tolettini per eccesso
di potere. Tuttavia sembra che il sindaco di Drezzo non si sia dato per
vinto e abbia fatto multare ugualmente la donna, che lamenta un “accanimento”
vero e proprio nei suoi confronti. Il suo avvocato, Serena Soffitta, parla di
violazione dei diritti fondamentali che consentono a
ogni cittadino di muoversi liberamente e di professare il proprio culto.
Inoltre, aggiunge l’avvocato Soffitta, la legge del ’75 consente
la copertura del volto in presenza di un “giustificato motivo” e
la fede religiosa lo è senz’altro. Sabrina Varroni, intanto, si
è chiusa in casa per non dover pagare altre multe e non può aspettare
i propri figli all’uscita della scuola come tutte le altre mamme.
20 settembre 2004
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