Clementina e Florence finalmente libere |
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Dopo decine di giorni in mano ai rapitori, incerte fino alla fine sulla propria sorte, la volontaria italiana Clementina Cantoni e la giornalista francese Florence Aubenas sono state liberate
Florence
Aubenas e Hussein Hanoun liberati dopo 157 giorni di prigionia “sempre
legati e bendati in una specie di cantina, senza quasi mai vedere la luce”.
Le manifestazioni di solidarietà dei francesi in questi cinque mesi hanno
aiutato Florence a resistere: scesa dall’aereo, ha ringraziato tutti i
francesi per averla sostenuta.
Lo stesso calore che certamente avrà percepito Clementina
Cantoni al suo ritorno in Italia dopo 25 giorni di sequestro. Italia
e Francia ritrovano oggi le loro donne.
Siamo abituati ai riserbo sulle operazioni portate avanti dalle rispettive intelligence
sulle modalità con cui è stato svolto il rilascio. Il riscatto
naturalmente, anche quello: elemento importante del sequestro e della decisione
di liberazione. Eppure nelle cronache dei giornali si dà ampio spazio
alle manifestazione di solidarietà, alle campagne organizzate per le
liberazione degli ostaggi. Marce, fiaccolate e manifestazioni aiutano, sostengono,
creano alleanze e consensi. Aiutano a sostenere il dramma ai parenti dei sequestrati,
aiutano i sequestrati al loro ritorno. Attori e spettatori la gente, il popolo
dei manifestanti, chi scende in piazza perché ha voglia di farsi sentire.
La gente crea e percepisce lo spirito di solidarietà di quella che diventa
una grande catena umana che congiunge cittadini e cittadine di paesi diversi,
di culture diverse. Le cronache raccontano oggi la gioia degli afgani per la
liberazione di Clementina, come qualche mese fa per la liberazione delle due
Simone a Baghdad. Loro, Clementina e Florence, hanno poche parole al loro rientro
sui giorni di prigionia, felici adesso di essere tornate a casa libere. Noi
tutti immaginiamo soprattutto il dramma quotidiano vissuto da queste donne,
quello che certamente le ha accompagnate e che le ha logorate nell’attesa
del giorno della liberazione.
Rosanna Deleo
13 giugno 2005
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