Le imprese femminili oltre 1.2 milioni. L'incremento è superiore a quello registrato dal totale delle società. Se in poltica sono alle prese con con le quote rosa, nel mondo dell'imprenditoria riescono a farsi largo e con successo.
Sempre piu' donne scelgono l'impresa
per entrare nel mondo del lavoro e preferiscono essere 'sole al timone' dell'azienda.
Alla fine del 2005 le imprese femminili hanno superato
la quota di 1 milione e 220mila unita' pari ad una crescita dell'1,8% rispetto
al 2004, superiore a quella del totale delle imprese italiane (+1,1%).
Questo il ritratto dell'impresa in rosa che emerge dal rapporto "Impresa
in genere" dell'Osservatorio dell'Imprenditoria femminile 2005 di
Unioncamere, realizzato da Retecamere.
Analizzando le modalita' in cui le donne organizzano la loro presenza nelle
imprese, l'indagine del 2005 segnala che le neo-imprenditrici preferiscono essere
leader indiscusse all'interno della propria azienda. Se si guarda, infatti,
alle variazioni registrate tra imprese a componente femminile "esclusiva"
, "maggioritaria" o "forte" si nota che, nel 2005, l'unico
incremento positivo (+2,6%) si e' avuto riguardo alle imprese femminili "esclusive",
che rappresentano il 95,15% del totale. Le imprese femminili a presenza "maggioritaria"
(-4,47%) e quelle a "forte" partecipazione da parte di donne (-5,25%)
appaiono invece in diminuzione.
Per quanto
riguarda i settori produttivi in cui le imprenditrici
preferiscono operare, la maggioranza relativa delle imprese femminili (il 31,8%)
si addensa nel settore del commercio, ma e' il settore degli altri servizi pubblici,
sociali e personali quello con il piu' alto tasso di femminilizzazione. Qui,
infatti, poco meno di una impresa su due (per la precisione il 48,87%) e' femminile,
una realta' consolidata e segnata da un trend in costante crescita negli ultimi
anni (+8,96 nel 2005). La graduatoria della femminilizzazione vede altri quattro
settori superare il 30%: sanita' ed altri servizi sociali con il 40,91%; servizi
domestici presso famiglie con il 37,50%; alberghi e ristoranti con il 33,58%;
istruzione, con il 32,41%.
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale,
gli aumenti maggiori si registrano nel Centro e nel Nord-Ovest , prossimi al
2%, mentre le donne del Nord-Est sono state lo scorso anno le piu' 'restie'
alla creazione di nuove imprese. In forte accelerazione la crescita di imprese
rosa piu' 'robuste' (+20% per le societa' di capitale), mentre aumentano le
imprese a conduzione esclusiva rispetto a quelle in cui le donne hanno una presenza
forte o maggioritaria. Regione leader resta la Lombardia,
seguita da Campania e Sicilia, ma a crescere di piu' nel 2005 e' stato il Lazio
(+3,2%). La maggioranza (il 54%) opera nel commercio e in agricoltura, ma la
concentrazione maggiore e' nei servizi sociali, nella sanita' e nel turismo.
L'incremento piu' marcato del 2005 si e' avuto nel Lazio che ha fatto
registrare il 3,21% di imprese femminili in piu' rispetto all'anno precedente.
Seguono la Puglia (+2,45%) e la Campania (+2,33%). Calabria in frenata nel 2005
con una diminuzione dello 0,30% delle imprese femminili rispetto al 2004 (quando
conduceva la classifica della regione piu' dinamica), cosi' come la Basilicata
(-0,13%) e la Valle d'Aosta (-1%). La regione in cui le imprese rosa sono percentualmente
piu' numerose rispetto al totale si conferma il Molise, con il 32,1%. Seguono
la Basilicata (29,79%), l'Abruzzo (28,48%), la Campania (28,09%) e il Lazio
(26,52%).
Se,
invece, si guarda ai valori assoluti, e' la
Lombardia che occupa saldamente la testa della classifica nazionale, con 162.653
imprese guidate da donne, pari al 20,37% dell'universo imprenditoriale regionale.
A distanza seguono la Campania (128.169), la Sicilia (99.525), il Piemonte (99.477)
e il Veneto (96.183). Per quanto riguarda le forme giuridiche, le ditte individuali
continuano ad essere la grande maggioranza delle imprese femminili (876.476
nel 2005, quasi il 72% del totale con una diminuzione, pero', rispetto al 2004
di quasi un punto percentuale).
Vien da chiedersi, in questi tempi di liste e di elezioni, come mai le donne
così attive e presenti nel tessuto sociale ed economico del paese, risorsa
che produce ricchezza e contribuisce allo sviluppo ed alla crescita dell'Italia,
siano praticamente assenti dal governo, mal rappresentate e per di più
si persevera a escluderle anche dalla possibilità di essere elette, relegandole,
quando ci sono, agli ultimi posti delle liste elettorali. Le mancate norme antidiscriminatorie
e l'attuale legge elettorale hanno dato il colpo di grazia alle donne.
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