Contro gli attacchi dell'amministrazione Bush, l'America si solleva a difesa del diritto all'aborto
Washington – Domenica 25 aprile al Mall
di Washington, la spianata dei monumenti della capitale Usa, più di mezzo
milione di persone hanno partecipato alla “Marcia
per salvare la vita delle donne”, la più grande manifestazione
“pro-choise” (cioè per l'aborto:
la libertà di decidere se interrompere una gravidanza) dal 1992. Una
marcia in difesa del diritto all’autodeterminazione femminile e per denunciare
le posizioni in materia dell'amministrazione repubblicana di George W Bush.
Donne, ma anche molti uomini, provenienti da tutti gli Stati Uniti, hanno sfilato
per denunciare la progressiva perdita dei diritti democratici conquistati dalle
donne e messi a rischio dalla politica conservatrice dell'attuale amministrazione.
La marcia è stata organizzata dalle numerose organizzazioni di donne
americane e dalle circa 1200 organizzazioni che tutelano i diritti civili, ricevendo
inoltre l'appoggio di una serie di volti noti dello star-system: Charlize Theron,
Helen Hunt, Demi Moore, Sharon Stone, Salma Hayek, Uma Thurman, Cindy Crawford,
hanno marciato con le altre cittadine per le strade della capitale, partendo
dalla spianata del Mall, di fronte a Capitol Hill. “Se il governo abolisce
il diritto all'aborto legale e pulito (sapendo che se una donna vuole abortire
lo farà in ogni caso), incoraggerà le donne a farsi del male.
Questo è il motivo per cui sono qui”, ha spiegato Whoopi
Goldberg, una delle organizzatrici della manifestazione.
E a conferma che il diritto all'aborto sarà uno dei temi centrali delle
prossime elezioni presidenziali, il saluto iniziale è stato di Hillary
Clinton. Con il piglio e la forza che la caratterizza, l'ex first lady
ha invitato a votare per lo sfidante Democratico John Kerry, rappresentato nella
marcia dalla figlia Vanessa. “Questo è l'inizio di quello che sarà
un lungo sforzo per tentare di dimostrare che quest’amministrazione
sta portando indietro l'orologio su molte questioni importanti per le donne”.
Il movimento delle donne americane è stato messo in allarme da una serie
di leggi firmate dalla Casa Bianca nell'ultimo anno: a novembre il divieto del
cosiddetto aborto tardivo e il mese scorso un provvedimento che rende un crimine
a sé aver causato la morte di un feto, durante un’aggressione a
una donna incinta. Si teme che proprio decisioni come questa possano schiudere
la porta a sentenze che equiparino il feto a una persona e che cambino la storica
sentenza della Corte Suprema con la quale, nel 1973, l'aborto divenne legale
negli Stati Uniti.
In nome dei diritti civili e contro le tendenze reazionarie dell’amministrazione
repubblicana, Gloria Steinem, storica leader femminista statunitense, ha dichiarato:
“Siamo qui per riprenderci il nostro paese”, forse l’unica
maniera per “fermare questa guerra contro le
donne” come ha detto Eleanor Smeal presidentessa della Feminist
Majority.
Per saperne di più:
www.marchforwomen.org
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