Il medico somalo Omar Abdulkadir propone un "rito simbolico"
Entro il 3 febbraio le comissioni riunite Affari sociali e Giustizia della Camera
dovranno ricevere gli emendamenti alla proposta di
legge che per la prima volta prevede e sanziona la pratica dell’infibulazione.
Fino a oggi l’escissione del clitoride e la sigillatura delle grandi labbra
sono state punite come atti gravemente lesivi dell’integrità della
persona, mentre la nuova proposta di legge prevede un’integrazione dell’articolo
583 del Codice penale "in materia di mutilazioni e lesioni agli organi
genitali a fine di condizionamento sessuale", pensata appositamente per
punire duramente chi pratica il rito di origine africana dell’infibulazione.
La migrazione di milioni di uomini e donne in tutto il mondo ha reso globale
questo fenomeno, tant’è che secondo l’Organizzazione mondiale
della sanità ogni anno 130 milioni di donne subiscono mutilazioni, e
anche paesi come il Canada fin dal 1997 hanno approvato una legislazione specifica
sull’argomento.
In Italia la proposta di legge, presentata dal
senatore Consolo (AN), punta a punire con pene che vanno
dai sei ai dodici anni di carcere tutti coloro che in Italia praticano, favoriscono
o agevolano l’incisione, più o meno grave, del clitoride delle
bambine. Si muove anche la Presidenza del Consiglio con un opuscolo multilingue
che informa sui diritti delle donne.
La materia che il legislatore si appresta a disciplinare in questi giorni è
tornata ad essere argomento di accesi dibattiti tra diversi soggetti della società
civile dopo una proposta fatta del medico somalo Omar
Abdulkadir del Centro regionale contro le mutilazioni femminili della regione
Toscana, unico centro del genere in Europa. Il medico somalo ha proposto
di praticare un rito simbolico che preveda una piccola incisione effettuata
dopo un’anestesia locale.
Abdulkadir argomenta la sua proposta come una sorta di scelta tattica che risponde
alla logica della riduzione del danno, salvando il significato simbolico del
rito senza arrecare danni al corpo delle donne e preparando le comunità
al progressivo abbandono della pratica.
In Italia l’infibulazione viene subita soprattutto dalle donne africane,
somale in testa, sebbene nell’Africa stessa l’infibulazione sia
proibita in venti stati su ventotto.
L’assessore alla salute della regione Toscana che ha ricevuto ufficialmente
la proposta del Centro – elaborata e firmata esclusivamente da uomini
– ha rimesso la decisione all’Ordine dei medici e al Comitato regionale
di bioetica della regione Toscana. Il responso ufficiale del Comitato non sarà
noto prima di marzo, ma in via ufficiosa si sa già che la
proposta di un rito simbolico è considerata dal suo presidente come una
forma di riconoscimento di un rito che umilia la donna, di qualsiasi credo essa
sia.
A parte il generale dissenso espresso dalle donne di tutti gli schieramenti
politici, è importante registrare la decisa contrarietà
delle associazioni di donne migranti che difendono i propri diritti e quelli
delle loro connazionali.
Appare evidente che qualsiasi riconoscimento della legittimità del rito
dell’infibulazione è una concessione agli uomini che intendono
perpetuare forme violente di controllo sociale sulle "loro" donne.
Il conflitto tra generi e culture continua a ruotare
attorno al corpo della donna, a giocarsi ancora sulla sua pelle.
Vittorio Greco
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