Un appello delle donne alle università e alle imprese europee
A wake up call for European industry è il
titolo della relazione preparata da un gruppo di esperti composto da 50 rappresentanti
delle principali società di ricerca e sviluppo (R&S) e delle piccole
e medie imprese (PMI) innovative, nonché da illustri ricercatori. Helga
Rübsamen-Waigmann, vicepresidente della Bayer e responsabile della ricerca
sugli antinfettivi, ha presieduto il gruppo.
Gli autori della relazione definiscono "allarmanti" i risultati dello
studio. Su 500.000 ricercatori occupati nell'industria
europea, solo 50.000 sono donne, per una media del 15 per cento nei 10
paesi che dispongono di dati specifici per le questioni di genere
Nel Ser, lo Spazio europeo di ricerca, la sottorappresentanza
delle donne nella scienza impedisce un pieno sviluppo delle potenzialità
dei saperi e delle tecnologie europee.
Gli impegni familiari delle donne costituiscono una delle principali cause della
loro limitata presenza nel mondo della ricerca. "Ovviamente, la mancanza
di disposizioni per la cura dei figli e di regolamentazioni uniformate a livello
comunitario per i congedi di maternità/paternità e per l'assistenza
agli anziani incide notevolmente sulla carriera e la mobilità delle donne,
ponendole in una posizione di svantaggio", si legge nella relazione. Il
numero di donne con figli in questo settore è inferiore a quello di altri
ambiti professionali. La relazione propone una visione per il 2010: una società
nella quale le aziende apprezzino e sviluppino il talento umano e garantiscano
a uomini e donne la possibilità di raggiungere
un ragionevole equilibrio fra vita privata e professionale. Inoltre,
si auspica di raggiungere un equilibrio fra i due sessi nei laboratori e nelle
cariche di alta dirigenza, riflettendo i ruoli che uomini e donne svolgono nella
società in qualità di decisori e consumatori.
Le donne ottengono risultati peggiori degli uomini anche sul
versante della creazione d'impresa. Sebbene il numero di aziende di proprietà
delle donne stia aumentando in Europa, il tasso di crescita è ancora
inferiore a quello degli Stati Uniti. Le donne tendono a creare imprese nel
settore dei servizi, piuttosto che nell'industria, e le loro società
sono solitamente più piccole e giovani rispetto a quelle create dai loro
colleghi uomini. Le imprenditrici avviano le loro imprese con disponibilità
finanziarie solitamente inferiori a quelle dei loro omologhi maschili e possiedono
un numero di contatti ridotto e una minore esperienza negli affari. Inoltre,
hanno difficoltà ad accedere al capitale di rischio e sono meno inclini
a ricorrere a questo tipo di finanziamento.
Fra le raccomandazioni contenute nella relazione figurano, inoltre, la formazione,
nonché il sostegno da parte di "mentori" e la divulgazione
di studi di casi di successo.
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