Il Senato ha unanimemente approvato una nuova legge che inserisce il reato di mutilazione degli organi genitali femminili nel codice penale italiano.
L'infibulazione, rito che consiste nella sigillatura delle grandi labbra, accompagnata da ulteriori mutilazioni quali l'escissione del clitoride e delle piccole labbra, è stata praticata in Italia soprattutto dalle donne africane, somale in testa, sebbene fino a qualche anno fa si ignorava l'entità del fenomeno. Si calcola che circa 4 mila bambine che vivono nel nostro Paese abbiano già subito queste intollerabili violenze, che umiliano il corpo della donna.
La Camera aveva quindi proposto, a maggio, un disegno di legge che adesso è stato approvato anche dal Senato. La legge è molto severa: prevede pene detentive dai 4 ai 12 anni che possono essere aumentate di un terzo se la mutilazione viene eseguita per scopi di lucro o quando l'infibulata è una minorenne. I medici che la praticano rischiano inoltre di essere radiati dall'ordine.
Accanto alle misure repressive, la legge prevede che lo Stato italiano si impegni a promuovere una serie di campagne d'informazione rivolte agli immigrati. Ma non ci si è spinti oltre: è stata infatti bocciata la proposta dell'opposizione di concedere il diritto d'asilo alle donne che rifiutano l'infibulazione.
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