La Corte costituzionale ha detto sì ai tre quesiti referendari sulla legge elettorale promossi dal Comitato che fa capo a Segni e Guzzetta. Il primo e il secondo propongono, relativamente alla Camera e al Senato, l'abrogazione del collegamento tra liste e della possibilità di attribuire il premio di maggioranza alle coalizioni di liste (quindi il premio andrebbe solo alle coalizioni). Il terzo cancella le candidature multiple. Ora si attendono le decisioni del Parlamento per capire se e quando si terrà il referendum
Ammissibili tutti e tre. Con una votazione a larga maggioranza (10 a 4, secondo alcuni rumors) la Corte Costituzionale ha dato il via libera ai quesiti referendari sulla legge elettorale promossi dal Comitato che fa capo a Segni e Guzzetta.Ora il presidente della Repubblica, su deliberazione del Consiglio dei ministri, fisserà il giorno della consultazione in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno.
Quello giudicato ammissibile dalla Consulta comprende tre quesiti. Il primo e il secondo propongono, relativamente alla Camera e al Senato, l'abrogazione del collegamento tra liste e della possibilità di attribuire il premio di maggioranza alle coalizioni di liste. In poche parole, se con la legge elettorale attualmente in vigore il premio di maggioranza viene assegnato alla coalizione che prende il maggior numero di voti, in caso di esito positivo del referendum la maggioranza dei seggi in Parlamento verrà attribuita alla lista più votata. Un meccanismo, secondo i promotori del referendum, che dovrebbe spingere verso un sistema tendenzialmente bipartitico. Sulla scheda elettorale, quindi, apparirà un solo simbolo, un solo nome e una sola lista per ciascuna aggregazione che si candidi a ottenere il premio di maggioranza. I due quesiti, inoltre, abrogando il concetto di coalizione innalzeranno indirettamente le soglie di sbarramento. Per ottenere rappresentanza parlamentare, cioè, le liste dovranno comunque raggiungere un consenso del 4 per cento alla Camera e dell'8 per cento al Senato. «Le componenti politiche di ciascuna lista - spiegano i promotori del referendum - non potranno rivendicare un proprio diritto all'autonomia perché, di fronte agli elettori, si sono presentate come schieramento unico, una cosa sola. Nessuno potrà rivendicare la propria "quota" di consensi. E sarà molto difficile spiegare ai cittadini eventuali lacerazioni della maggioranza».
Il terzo quesito si riferisce invece all'abrogazione delle candidature multiple e della «cooptazione oligarchica della classe politica».
Se dovesse essere approvato sarà possibile candidarsi solo in un collegio o in una circoscrizione.
tratto da: tempo.it
17 gennaio 2008
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