La flessibilità dei diritti |
|
|
Più precariato nel lavoro: la beffa dello Stato ai danni delle donne
Il 10 settembre 2003 era stato emanato un decreto legislativo che ha “inserito”
nel mondo del lavoro ancora più precariato, soprattutto per le donne.
Il decreto
numero 276,
Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato
del lavoro, di cui alla legge
14 febbraio 2003, n. 30, contiene infatti
un articolo, il 54, che, per alcune categorie, prevede contratti definiti “di
inserimento”, ma che in realtà hanno ben altra portata. Tra queste
categorie sono inserite le donne di qualsiasi età e di tutte quelle regioni
in cui il tasso di occupazione femminile sia inferiore del 20% a quello maschile.
Dopo un anno il Ministero del Lavoro scopre che non
esiste regione d’Italia in cui esiste un divario inferiore al 20%,
come del resto aveva già rilevato l’Istat. Che si fa dunque? Viene
emanato un decreto interministeriale che per le donne di qualsiasi età,
e su tutto il territorio nazionale, prevede contratti
di lavoro da 9 e i 18 mesi. Non rinnovabili.
Come se non bastasse, queste lavoratrici a tempo, sotto il profilo professionale
e retributivo, potranno essere inquadrate due categorie più in basso
dei loro colleghi.
Li chiamano contratti d’inserimento, ma non sono rinnovabili. La chiamano
flessibilità, ma dimenticano di dire di cosa: dei diritti.
9 dicembre 2004
|