La rivoluzione culturale islamica parte dalle donne |
Le donne conquistano progressivamente nuovi spazi di libertà che, nei paesi islamici, erano loro negati
Sul Corriere della Sera Magazine è stato pubblicato un breve dossier sulla rivoluzione culturale in atto nell’universo femminile islamico. Diverse le “eroine” di questa rivoluzione, donne coraggiose che hanno “osato”, riuscendo a conquistare sempre maggiore peso e spazio: da Laleh Seddigh, vincitrice di una gara automobilistica mista, a Hanadi Hindi, pilota della flotta aerea del principe saudita Al Walid Bin Talal; e ancora Louisa Hanoune, candidata algerina alle presidenziali che, deposto il velo e indossati jeans e maglietta, ha ottenuto ottimi risultati elettorali. Diverse rappresentanti del mondo della cultura come la scrittrice Chahdortt Djavann e Ayaan Hirsi Ali, la sceneggiatrice del famoso film Submission che costò la vita a Theo van Gogh, danno libero sfogo alla loro avversione nei confronti del velo, simbolo della tradizione maschilista ancora schiacciante nei paesi islamici. Ma questa rivoluzione è molto più popolare di quanto potrebbe sembrare: le ragazze liberano progressivamente il loro volto dal velo, e manifestano un sempre maggiore desiderio di esprimere la propria personalità attraverso il proprio look, sul lavoro, a casa. E ultimamente anche durante le funzioni religiose, laddove le donne rivendicano il proprio diritto a guidare la preghiera come un qualsiasi imam uomo. Un gesto di rottura, di liberazione e autodeterminazione senza precedenti, quello compiuto da Amina Wadud, docente universitaria a New York e leader del movimento del Risveglio Musulmano, che ha recentemente celebrato la funzione religiosa (fino ad ora appannaggio degli uomini) appellandosi al fatto che lo stesso Maometto permise alle donne di leggere pubblicamente il Corano. Il suo gesto ha scatenato la “condanna sacra” da parte dello sceicco Yussef al Qarasawi, ma ha anche sortito l’effetto di una reazione a catena: nel giro di pochi giorni, altre donne islamiche in diversi paesi (anche in Italia), si sono proposte per gestire la preghiera collettiva. Le donne conquistano progressivamente nuovi spazi di libertà che, nei paesi islamici, erano loro negati. E così facendo, contribuiscono in modo determinante all'evoluzione della società tutta nella direzione del progresso e della democrazia: senza armi, senza occupazioni straniere, senza guerre preventive. 11 aprile 2005
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