Febbraio 2004
A Roma per un breve soggiorno, Shirin Ebadi, avvocata
iraniana Premio Nobel per la pace, ha accettato di inserire tra le tappe
previste nel suo intenso calendario la visita alla Casa Internazionale delle
Donne. Una scelta che sottolinea il suo interesse e l'impegno nella campagna
per i diritti umani e delle donne in particolare. E che rimarca l'importanza
di una rete di solidarietà internazionale tra donne, pur nel rispetto
delle differenze e delle reciproche autonomie in nome di quella complessità
alla quale è necessario sottostare per essere in grado idealmente e concretamente
di agire insieme.
Nel pomeriggio di venerdì 20 febbraio, dopo una mattina impegnata all'Università
degli Studi di Roma Tre, Shirin Ebadi è così stata ospite della
Casa Internazionale delle Donne gremita da centinaia di donne, ma anche molti
uomini, che l'aspettavano con calore ed interesse e con il grande piacere e
la soddisfazione di averla tra loro.
L'incontro è stato introdotto da Costanza Fanelli, presidente del Consorzio
Casa Internazionale delle Donne, e condotto da Mariella Gramaglia, assessore
alle Pari Opportunità e Semplificazione del Comune di Roma. Ad alcune
donne in particolare è stato chiesto di intervenire per porre una domanda
all'ospite: tra di loro Tullia Zevi, Gabriella Bonacchi, Silvia Costa, Nadia
Pizzuti, Bianca Pomeranzi. Shirin Ebadi non si è sottratta in nulla,
nemmeno nel tempo che ha dedicato all'incontro. Le è stato chiesto di
rispondere su temi di vario tipo: da quello delle lapidazioni a quello delle
elezioni che proprio quel giorno si stavano svolgendo in Iran, dal rispetto
dei diritti umani alla concretezza con cui la cultura clericale opera nel suo
Paese, alla posizione sua e delle donne, a quale è stato e quale è
oggi il suo percorso e il ruolo della società civile iraniana.
In Iran come in genere avviene in ogni società, uno degli indicatori
utili a informare su stato, processi di trasformazione, tendenze in atto è
proprio il comportamento delle donne, che in questo Paese sono divenute protagoniste
di una spinta al cambiamento che si è servita anche del chador per allargare
diritti e opportunità. "L'Islam e il Corano
non sono incompatibili con i diritti umani delle donne", afferma
il Premio Nobel per la pace. Oggi, malgrado i metodi usati dai conservatori
e imposti dagli ayatollah per controllare e comprimere la modernizzazione, le
donne sono più del 60% degli iscritti alle università e dei laureati,
mentre più del 65% di quelle che vivono in campagna è alfabetizzata,
e il numero dei figli per ogni coppia sposata è sceso. Le donne, insomma,
sono state e sono anche in Iran un importante agente
di una trasformazione che la repressione delle autorità clericali
non è riuscita a frenare. Anche l'esito scontato delle elezioni del 20
febbraio, inquinato dalla cancellazione dalle liste dei candidati riformisti,
si pone dunque in un contesto diverso da quello del passato, che non potrà
essere davvero negato. D'altronde due fatti già nei mesi passati hanno
sottolineato cambiamenti nell'atteggiamento governativo: l'impegno di Teheran
a conformarsi alle regole internazionali in materia nucleare con l'accordo del
21 ottobre 2003; la decisione della Renault di investire 700 milioni di euro
in uno stabilimento di produzione di automobili, decisione che dimostra di non
considerare l'Iran Paese a rischio.
In questo contesto l'importanza dell'assegnazione del Premio Nobel per la pace
a Shirin Ebadi è davvero di grande rilievo ed efficacia. E questo hanno
voluto festeggiare insieme l'avvocata iraniana e tutte le sue ospiti alla Casa
Internazionale delle Donne.
Maria Palazzesi
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