Dopo l'apertura all'uso del preservativo nella lotta all'Aids, Juan Antonio Martinez Camino ritratta la sua posizione
Dopo l’entusiasmo, la delusione. Ieri alla conferenza episcopale di Madrid
il segretario Juan Antonio Martinez Camino aveva
definito il preservativo “strumento utile alla
prevenzione dell’Aids”, facendo sperare in un cambio di rotta
della posizione della Chiesa, almeno di quella spagnola, in materia di contraccezione
e sesso. Oggi lo stesso Camino, dopo un colloquio con il cardinale Lopez Trujillo,
presidente del Consiglio pontificio, si è rimangiato tutto, ribadendo
un fermo (diremmo meglio “cieco”) rifiuto nei confronti dell’uso
del preservativo, “contrario alla morale della
persona”.
La ritrattazione ha suscitato molte polemiche, soprattutto fra gli esponenti
della maggioranza socialista al governo, voci di protesta levatesi contro un
atteggiamento irresponsabilmente complice nei confronti dell’estensione
dell’epidemia: il ministro della sanità Elena
Salgado ha definito la posizione del clero «più propria
al Concilio di Trento che al Vaticano II», sottolineando che, comunque,
si tratta di una considerazione morale che non può sostituire le raccomandazioni,
espresse su base scientifica, dell’Organizzazione mondiale della sanità
(Oms).
I cattolici dovranno quindi continuare ad accettare, qualora volessero mettere
in pratica la linea ortodossa della Chiesa in materia di sessualità,
di scegliere fra il rischio del contagio e la castità,
senza alternative.
Intanto Manuel Fraga Iribarne, l’ottanduenne ex ministro di Franco e attuale
presidente della Galizia, si schiera a difesa del clero, dichiarando di «non
aver mai fatto uso del preservativo» e che «morirà senza
farne uso»: le sue parole sembrano una beffa nei confronti di tutti quegli
uomini e quelle donne, ben più giovani di lui, che come lui continueranno
a «morire senza farne uso».
21 gennaio 2005
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