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Il colosso economico Wal-Mart citato in giudizio per discriminazione sessuale

Wal-Mart è una compagnia statunitense con più di 3.600 supermercati e ha 1,6 milioni di dipendenti. Il suo fatturato è superiore a centinaia di PIL di stati di tutto il mondo, compresi paesi ricchi come la Svizzera. Creata nel 1962, ha fondato il suo successo sui suoi prezzi ultraconcorrenziali, diventando così il paradiso dello shopping degli americani. Indicata da molti analisti economici come l’azienda più ammirata degli Stati Uniti, nell’immaginario collettivo rappresenta una sorta di tempio del libero mercato, un simbolo dell’efficienza e dell’abbondanza che esso mette al “servizio del consumatore”. E i dipendenti?

Circa la metà dei dipendenti (selezionati solo se non sono iscritti a un sindacato) ogni anno lascia l’azienda a causa delle dure condizioni di lavoro e agli stipendi che rasentano la soglia di povertà. Il mobbing come strategia di compressione salariale. E la discriminazione sessuale elevata a sistema di gestione del personale. Le dipendenti di Wal-Mart percepiscono uno stipendio inferiore del 5% a quello di un uomo con titolo di studio più basso, minore anzianità e rendimento più basso. Hanno bassissime possibilità di fare carriera e subiscono rappresaglie di ogni tipo e grado ogni qual volta, a vario titolo, rivendicano i loro diritti.

Questo è quello che hanno denunciato sei coraggiose lavoratrici a un giudice di San Francisco, il primo che ha prestato serio ascolto alle sei donne che da tre anni lottavano per la tutela e la salvaguardia dei loro diritti e della loro dignità.
Bene, il giudice californiano, dopo aver accolto il loro ricorso contro le discriminazioni sessuale, ha riconosciuto che il caso meritava lo statuto di class action, di causa collettiva. Così adesso tutte le donne che lavorano o hanno lavorato per Wal-Mart diventeranno parte civile del processo in corso: 1,5 milioni di donne, la più grande class action della storia.
Tutto ciò grazie a sei, soltanto sei donne che hanno trovato il coraggio di dire quel no, restato nella gola di migliaia e migliaia di persone.

Vittorio Greco
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