Dopo le ultime elezioni, più deputate che deputati
DWpress - In seguito alle elezioni legislative
svoltesi due giorni fa nei territori baschi, le deputate
del parlamento di Euskadi hanno conquistato la maggioranza dei seggi,
diventando 38 (erano 27 nella legislatura precedente) e lasciando gli uomini
fermi a 37. 14 deputate su 29 provengono dalla coalizione di governo Pnv-Ea
del premier Juan Jose Ibarrexte; 9 dal Partito socialista locale (Pse) e 7 dal
Partito Popolare (Pp). Ma la svolta epocale è dovuta soprattutto al Partito
Comunista delle Terre Basche (Ehak), una formazione guidata al femminile, che
entra nel parlamento con 6 donne sui 9 seggi che sembra siano stati guadagnati
con l’appoggio del partito fuorilegge Batasuna, ritenuto braccio politico
dell'Eta.
Il nuovo partito, che invoca l'eguaglianza dei sessi e la realizzazione di una
repubblica marxista indipendente e anti patriarcale, aveva presentato 75 candidati
di cui più della metà donne, ed ha visto l’elezione di tutte
le tre capolista presentate nelle tre province: le quarantenni Nekane Erasun,
Maite Aranburu e Karmele Berastegui.
Nel governo basco già 4 ministri su 11 sono donne, compresa la vicepremier
Idoia Zenarrutzeabeitia. Ed è ora possibile che il loro numero cresca.
Tuttavia l’aumento di peso politico da parte delle donne all’interno
del parlamento non desta sorpresa soprattutto a seguito della persistenza culturale
nella regione del Culto della Dea Madre. Mari, come viene chiamata nella versione
pirenaica, contrariamente alla Madonna, con cui è talora confusa, non
è vergine ed ha avuto dei figli dal suo sposo, il dio-serpente Maju,
considerato il leggendario capostipite di molte antiche famiglie basche.
Riflesso della potenza culturale esercitata ancora dall’antico culto è
l’uso dei nomi del pantheon basco (le cui divinità sono tutte emanazioni
della Dea) come soprannomi di leader di movimenti pacifisti e indipendentisti,
se non esplicitamente come nomi di formazioni politiche. Sembra, peraltro, che
la stessa organizzazione armata Eta, secondo la polizia spagnola, abbia almeno
una donna in ogni cellula operativa e che all'interno di essa le combattenti
abbiano raggiunto talora i massimi vertici.
Da DWpress n. 85 del 19 aprile 2005
|