"Submission" rifiutato nelle sale cinematografiche |
Il cortometraggio, a causa del quale il regista Theo Van Gogh è stato assassinato, è una delle più decise denunce delle violenze contro le donne islamiche
Dal momento dell’assassinio di Theo Van Gogh, nessuno ha più accettato di proiettare il suo cortometraggio Submission, sulla condizione della donna nelle società islamiche. Il festival di Rotterdam, a gennaio, ha cancellato la proiezione del film; a Locarno sembra sia stata cancellata prima la proiezione del film, nonostante alcune voci autorevoli sostengano non sia mai rientrato nella programmazione, e poi la proiezione di un documentario di retrospettiva sul regista scomparso; il produttore del film, Gijs van Vesterlaken, non intende neanche portare la pellicola alla grande distribuzione. Se non fosse per la grande diffusione che Submission (quasi integralmente in lingua inglese) sta avendo su internet, la pellicola rischierebbe di rimanere del tutto sconosciuta, facendo passare sotto silenzio non solo l’assassinio del regista, ma anche una delle più decise denunce delle violenze che le donne subiscono da parte dei parenti e a causa di una società maschilista. Le donne musulmane si oppongono certamente a questa sorta di censura, come alle violenze contro le donne, e condannano l’omicidio del regista olandese, ma nei confronti del cortometraggio vero e proprio si esprimono quasi sempre con toni pacati, prendendone in qualche modo le distanze. Souad Sbai, presidente della Confederazione delle associazioni della comunità marocchina in Italia, sostiene che l’opposizione al film è stata suscitata più dall’esposizione di scritte coraniche sul corpo nudo di una donna che dalla denuncia delle violenze. Amina Donatella Salina, collaboratrice del sito www.ildialogo.org, ritiene che nel film si faccia un po’ troppa confusione fra tradizione e religione. Il premio Nobel Shirin Ebadi considera quasi del tutto inutile il dibattito sulla condizione delle donne musulmane nel momento in cui esso avviene al di fuori dei paesi islamici, mentre l’Islam rimane praticamente tagliato fuori da rivoluzioni significative. Insomma, tutti piangerebbero il povero Van Gogh, ma nessuno esalterebbe il suo film. Unica voce fuori dal coro sembra essere quella di Irta Lama, rappresentante di spicco delle donne albanesi musulmane in Italia: secondo lei proiettare Submission è un dovere morale, è un dovere nei confronti dell’essere umano. Vai alla sezione "Donne e Islam" 21 aprile 2005
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