violenza sulle donne, drammatica la fotografia dell'istat |
Sette milioni di donne vittime della violenza. Solo il 5% denuncia. Nel mirino soprattutto le separate e le divorziate. Più a rischio le aree del Centro-Nord e quelle metropolitane.
Sono poco meno di 7 milioni, 6 milioni 743 mila le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenza fisica o sessuale. Ma, nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate. A denunciare sono solo il 5% delle vittime. È quanto emerge da uno studio condotto dall'Istat sulla violenza alle donne presentato a Palazzo Chigi dalla ministra per le Pari opportunità Barbara Pollastrini, dal presidente dell'Istat Luigi Biggeri, alla presenza del capo del Dipartimento per l'informazione e l'editoria della presidenza del Consiglio, Paolo Peluffo, con la fattiva collaborazione della consulente del ministro per le Pari opportunità, Valeria Ajovalasit, nonché presidente dell'Arcidonna. L'Istat presenta i risultati di una nuova indagine per la prima volta interamente dedicata al fenomeno delle violenza fisica e sessuale contro le donne (erano state condotte rilevazioni su molestie e violenze sessuali già nel 1997 e poi nel 2002 nell'ambito dell'indagine Multiscopo sulla sicurezza dei cittadini). Insieme al report dell'Istat è stato presentato anche lo spot televisivo per sensibilizzare sull'argomento l'opinione pubblica, sui principale canali dai prossimi giorni. L'Istat, nella sua ricerca, condotta su un campione di 25 mila donne tra i 16 e i 70 anni intervistate su tutto il territorio nazionale evidenzia come 5 milioni di donne (23,7%) hanno subito violenze sessuali, 3 milioni 961 mila (18,8%) violenze fisiche. L'indagine Multiscopo sulla sicurezza delle donne misura tre diversi tipi di violenza contro le donne: fisica, sessuale e psicologica, dentro la famiglia e fuori dalla famiglia (da sconosciuto, conoscente, amico, collega, amico di famiglia, parente ecc.). La violenza fisica è graduata dalle forme più lievi a quelle più gravi: la minaccia di essere colpita fisicamente, l'essere spinta, afferrata o strattonata, l'essere colpita con un oggetto, schiaffeggiata, presa a calci, a pugni o a morsi, il tentativo di strangolamento, di soffocamento, ustione e la minaccia con armi. Per violenza sessuale vengono considerate le situazioni in cui la donna è costretta a fare o a subire contro la propria volontà atti sessuali di diverso tipo: stupro, tentato stupro, molestia fisica sessuale, rapporti sessuali con terzi, rapporti sessuali non desiderati subiti per paura delle conseguenze, attività sessuali degradanti e umilianti. Non vengono rilevate le molestie verbali, il pedinamento, gli atti di esibizionismo e le telefonate oscene. Le forme di violenza psicologica rilevano le denigrazioni, il controllo dei comportamenti, le strategie di isolamento, le intimidazioni, le forti limitazioni economiche subite da parte del partner. In famiglia o fuori le donne subiscono più forme di violenze e da diversi autori. In particolare, il 21% delle vittime ha subito la violenza sia in famiglia che fuori, il 22,6% solo dal partner, il 56,4% solo da altri uomini non partner. Un terzo delle vittime subisce atti di violenza sia fisica che sessuale. Inoltre, le vittime hanno subito, nella maggioranza dei casi, più episodi di violenza. Dall'indagine risulta che la violenza fisica è più di frequente opera dei partner (12% contro 9,8%), l'inverso accade per la violenza sessuale più alta da parte dei non partner (6,1% contro 20,4%) soprattutto per il peso delle molestie sessuali. Sono le donne separate e divorziate le principali vittime della violenza. Valori superiori alla media emergono anche per le nubili, le laureate e le diplomate, le dirigenti, libere professioniste e imprenditrici, le direttive, quadro ed impiegate, le donne in cerca di occupazione, le studentesse, le donne con età compresa tra 25 e 44 anni.Considerando anche la distribuzione territoriale, valori più elevati si evidenziano per le residenti nel Nord-est, nel Nord-ovest e nel Centro e per quelle dei centri metropolitani (42%). I comportamenti persecutori (ossia lo stalking) ai danni delle donne da parte dell'ex partner contano 2.077.000 vittime. Queste donne (pari al 18,8% del totale) sono spaventate dal partner al momento della separazione o dopo la separazione. Tra le donne che hanno subito lo stalking, il 68,5% dei partner ha cercato insistentemente di parlare con la donna contro la sua volontà, il 61,8% ha chiesto ripetutamente appuntamenti per incontrarla, il 57% l'ha aspettata fuori casa o a scuola o al lavoro, il 55,4% le ha inviato messaggi, telefonate, e-mail, lettere o regali indesiderati, il 40,8% l'ha seguita o spiata e l'11% ha adottato altre strategie. Ultimo dato allarmante è dato dalle donne che hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni, pari al 6,6% del numero totale, cioè 400 mila donne. Alla luce di quanto emerso da questa indagine ci appare più che mai efficace puntare sulle politiche di prevenzione, così come previsto dal disegno di legge presentato mesi addietro dalle ministre Bindi e Pollastrini (rispettivamente titolari del Dicastero della Famiglia e del Ministero per i Diritti e le Pari Opportunità) in collaborazione col ministro della Giustizia Mastella. Apprezzabili sembrano le idee relative in primo luogo alla promozione di politiche nazionali di prevenzione (contro la violenza sessuale, familiare, domestica e di genere), in secondo luogo di centri antiviolenza ed infine di un osservatorio contro la violenza. In particolare imprescindibile risulta il contributo offerto da associazioni come Arcidonna che attraverso le loro campagne informative ed il loro ruolo consultivo fanno si che le vittime di violenze non si sentano sole ed abbandonate al loro destino, offrendo loro la possibilità di puntare nuovamente su stesse e di ricostruire la propria dignità violata. Non ci resta che sperare che i buoni propositi si traducano in norme ed aiuti concreti. 23 febbario 2007
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