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Arcidonna News Cile, al governo 10 uomini e 10 donne
Cile, al governo 10 uomini e 10 donne Print E-mail
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Il nuovo esecutivo della Bachelet espressione dell'uguaglianza tra uomini e donne. E in Italia, così lontana dalla realtà cilena, l'Eurispes, nel suo Rapporto 2006, definisce le donne come "acrobate" con una grande potenzialità che il Paese non valorizza.

La socialista Michelle Bachelet ha svelato il nuovo governo composto da 10 donne e 10 uomini. «Questo gabinetto rappresenta un passo storico per l'uguaglianza tra uomini e donne, come avevo promesso durante la campagna elettorale. Lo stile di governo proposto: l'esperienza accumulata in anni di buon governo unita all'entusiasmo e alla freschezza di nuove idee». Bachelet ha annunciato inoltre che creerà due nuovi dicasteri, l'Ambiente e la Sicurezza pubblica.
Tra i nuovi ministri, saranno donne, tra l'altro, la titolare della Difesa, che sarà Vivianne Blanlot, già segretario esecutivo della Commissione governativa nazionale per l'energia; e il ministro della Cultura, l'attrice Paulina Urrutia. Viene spontaneo chiedersi quanti anni ci vorranno affinché ci sia in Italia un governo come quello cileno.
Un’idea dei tempi ce la dà l’Eurispes che, nel suo “Rapporto Italia 2006”, uscito pochi giorni fa, definisce le donne italiane come “acrobate” sempre più impegnate tra lavoro, lavoro di cura e maternità, e soprattutto come una grande potenzialità che l’Italia non valorizza del tutto.
“In Italia, infatti – dichiara l’Eurispes – esiste una forte carenza dei servizi per l’infanzia (attualmente l’offerta pubblica di servizi copre appena il 7,4% della domanda, mentre lascia in accolte il 32,7% delle richieste effettive) che si accompagna al permanere di una cultura che, a trent’anni dall’inizio del processo di femminilizzazione del mercato del lavoro, stenta ancora a riconoscere il mutato ruolo della donna in seno alla famiglia e alla società, e che è ben lontana dal fornire effettiva sostanza al principio delle pari opportunità.
L’indagine ha evidenziato, inoltre, che “solo l’8,3% degli italiani ritiene che le donne siano già sufficientemente rappresentate e che pertanto non sia necessario favorirne una maggiore presenza. Il campione si divide sull’idea secondo cui una donna per affermarsi in politica deve dimostrare di essere molto più brava rispetto ad un uomo: il 50,7% si dichiarano poco o per niente d’accordo, al contrario il 48,3% afferma di essere abbastanza d’accordo o del tutto d’accordo”.
Due italiani su tre, sempre secondo i dati dell’indagine, “si dicono favorevoli all’introduzione delle ‘quote rosa’ poiché ritengono che l’imposizione per legge di un determinato numero di posti riservati alle donne sia l’unico modo di garantire una certa presenza femminile in politica. Un’altra parte dell’indagine porta alla luce un dato che testimonia che una donna su cinque, tra quelle occupate al momento della gravidanza, non lavora più dopo il parto per svariati motivi, che no sempre però, dipendono dalla sua volontà.
Nel 69% dei casi è la donne a licenziarsi, nel 23,9% è perché è scaduto un contratto che non le è stato rinnovato o perché è stata direttamente licenziata. Questo perché le donne sono considerate risorse preziose per le aziende finché non rimangono incinte, dopodiché, come dire, non servono più a nulla, vengono considerate solo dei casi ‘problematici’ dei quali magari è preferibile sbarazzarsi il prima possibile.
I dati Eurispes riportano anche la voce della maggioranza degli italiani favorevoli alla possibilità di abortire, in linea generale, ma poco propensi per alcuni casi specifici, come la mancanza di risorse economiche o la specifica volontà, da parte della madre, di non avere un bambino.
31 gennaio 2006

 
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