Fecondazione eterologa: la Svizzera dà asilo ai ginecologi italiani |
There are no translations available. La federazione elvetica offre ospitalità nei propri ospedali ai ginecologi italiani, con pazienti al seguito: un giorno o due alla settimana in cui potranno operare l'impianto degli ovuli. La pessima Legge 40, che non è stata abrogata con il referendum, viene così legalmente aggirata. Se l’Italia chiude le porte ai suoi figli, i ginecologi sostenitori della fecondazione assistita, con il chiavistello della legge 40, la Svizzera li adotta, apre loro le porte consentendo di operare in terra straniera. In realtà gli italiani, è noto, si sono tarpati le ali da soli, astenendosi dal referendum del giugno scorso per eccessiva pigrizia o perché legati indissolubilmente (e acriticamente?) alla Chiesa, giocandosi così l’ultima possibilità di modificare la legge. Non appena il Gran Consiglio cantonale ha approvato la legge che consente ai ginecologi stranieri di operare in Svizzera, gli italiani (quasi tutti provenienti dal Nord) si sono fatti subito avanti: secondo questa norma, la federazione elvetica offrirebbe loro una sorta di asilo provvisorio, un giorno o due alla settimana, in cui i ginecologi italiani, con pazienti al seguito, potranno operare l’impianto degli ovuli. L’obbiettivo dei nostri connazionali è sicuramente la cura della paziente, che ha diritto di essere assistita dal medico di fiducia in un momento così delicato; ma sicuramente questi mirano anche a non lasciare che i colleghi svizzeri acquisiscano il monopolio sulla fecondazione assistita. Il lavoro, infatti, di sicuro non manca: come sappiamo, sono tantissime le coppie per cui la fecondazione eterologa rappresenta l’unico modo per diventare genitori, e la legislazione varata dai nostri colleghi d’oltralpe la consente sempre e comunque, ponendo limiti solo ai casi in cui la coppia non sia in grado di mantenere i figli fino al raggiungimento della maggiore età. Vai alla sezione "Donne e fecondazione assistita" 27 luglio 2005
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