There are no translations available. Per la prima volta, una donna si candida alla presidenza
Dopo una lunga e avvelenata campagna elettorale, giovedì 8 aprile 18
milioni di algerini sono stati chiamati alle urne per le elezioni presidenziali.
Tra i sei candidati in lizza, oltre all'uscente presidente Abdelaziz Bouteflika
e il suo più accreditato avversario Ali Benflis, il politico che spicca
maggiormente è Hanoune.
Louisa Hanoune, 50 anni, portavoce del PT,
il partito dei lavoratori d’ispirazione trotzkista, è la
prima donna che si candida alla presidenza del più grande stato del Maghreb.
Già nel 1999 aveva provato questo grande passo ma non raggiunse il numero
di firme necessarie per la candidatura. In quell'anno, grazie al fondamentale
sostegno dei generali dell'esercito, fu eletto Bouteflika, con il 77% delle
preferenze, il quale nominò primo ministro l'avvocato Ali Benflis.
Il sodalizio politico durò un solo anno, dopodiché lo stimato
avvocato, leader del FNL (Fronte nazionale di liberazione, partito unico fino
al 1988 e primo partito alle legislative del 2002), annunciò di volersi
candidare alle presidenziali. In seguito a questo annuncio, Benflis fu destituito
dalla carica, a causa anche della sua contrarietà alla legge per “la
concordia civile”, l’amnistia a favore degl’integralisti islamici
che vinsero le elezioni del 1992. L’annullamento di quelle elezioni fu
l’inizio di una sanguinosa guerra civile che in cinque anni ha causato
150 mila morti.
Negli anni della normalizzazione del Paese e del suo rilancio economico molte
cose sono cambiate nella società algerina, ma il mutamento più
significativo si riassume nella presenza di cinque
donne nel governo uscente, dove spicca l’intraprendente insegnante
di matematica Khalida Messaoudi, ministro della cultura
e della comunicazione. Presidente dell’Associazione per l’uguaglianza
tra l’uomo e la donna davanti alla legge, Khalida è additata dagli
integralisti come nemica del popolo, tant’è che nel 1993 fu formalmente
condannata a morte dal Movimento per lo Stato islamico. Incurante della campagna
di odio condotta contro sé e tutto quello che rappresenta, la coraggiosa
insegnante decise di non fuggire, di resistere e affermare in tutte le maniere
ciò in cui crede. Khalida Messaoudi, parallelamente a Louisa Hanoune,
ha speso e spende le sue migliori energie per l’abrogazione del codice
della famiglia, che costringe tutt’oggi la donna ad una condizione di
“minorata a vita”. Impegno questo condiviso da un altro candidato,
Said Sadi, presidente del laico Rassemblement pour la culture
et la democratie (Sadi, che ha 57 anni, è un liberale ed è
considerato il candidato dei democratici, ha nel suo passato la creazione nel
1980 del Movimento culturale berbero, e nel 1985 della Lega algerina di difesa
dei diritti dell’uomo).
Un altro dei sei candidati, l’islamista radicale e leader del Movimento
della riforma nazionale (MRN), Abdellah Djaballah, ferocemente contrario all'abrogazione
del codice della famiglia, ha invitato le donne algerine a votare il suo nome
“per conservare intatta la loro dignità”.
Le elezioni si sono svolte in un clima avvelenato e infatti ieri sera in una
drammatica riunione Benflis, Said Sadi e Abdallah Djaballah, capo del partito
islamico El Islah, hanno lanciato un appello al popolo algerino affinché
respingano i risultati "di un'elezione truffa" a favore di Abdelaziz
Bouteflika.
I 150 osservatori internazionali, a fronte di 80.000 seggi, non potevano offrire
significative garanzie e così, com'è da quarant'anni, l'ultima
parola toccherà di fatto all'esercito, con il quale il riconfermato (?)
presidente ha ormai tagliato tutti i ponti da diversi anni. L'esercito, infatti,
è stato fermamente contrario alla legge per “la concordia civile”.
La minaccia dell’opposizione di ricorrere alla piazza potrebbe prefigurare
una nuova sanguinosa guerra civile. In Algeria circolano ancora tre milioni
di kalashnikov.
La lotta di Khalida Messaoudi, Louisa Hanoune e di tutti gli uomini e le donne
algerine che rivendicano la pace e una democrazia paritaria continua. Con la
speranza che la comunità internazionali non si dimentichi di loro.
Vittorio Greco
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