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Arcidonna News Il Governo contro il referendum
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Dopo aver ostacolato in tutti i modi il profilarsi della consultazione popolare per l'abrogazione della legge sulla fecondazione assistita, il governo Berlusconi si costituisce davanti alla Corte Costituzionale nell'estremo tentativo di impedire il ricorso alle urne

Oggi si riunisce la Consulta per esaminare l’ammissibilità dei cinque quesiti referendari sulla fecondazione assistita. La corte costituzionale dovrà pronunciarsi entro il 10 febbraio, cioè un anno dopo l’approvazione della legge. La velocità con la quale si è passati dall’approvazione della legge alla richiesta di cinque referendum abrogativi la dice già lunga sulla vastità del dibattito e sulla mobilitazione che ha coinvolto l’intero Paese. Ma il più recente dato politico maggiormente significativo è che il governo si è costituito davanti alla Corte Costituzionale contro i referendum. Davanti alla Consulta si presenteranno quindi i rappresentanti dei comitati promotori, quelli dei sei comitati per il no e l’Avvocatura generale dello Stato che ha avuto mandato dalla Presidenza del consiglio dei ministri. Questa scelta ha causato molte polemiche nella stessa maggioranza, dove, per esempio, è stata accolta come “una brutta notizia” dal liberale Alfredo Biondi. Senza contare il fatto che il ministro per le pari opportunità Stefania Prestigiacomo dichiara (a La Repubblica del 6 gennaio) di aver appreso la notizia dalle agenzie di stampa, perché non le risulta che ci sia stato alcun consiglio dei ministri che abbia fatto una delibera per delegare l’Avvocatura per sostenere davanti la Consulta l’inammissibilità dei quesiti.
Per capire la portata conflittuale di questa scelta è bene ricordare che quando si votò la legge Forza Italia aveva accordato ai suoi parlamentari di votare secondo coscienza, permettendo quindi anche voti contrari, che infatti ci furono (così come ce ne furono a favore tra le fila dell’opposizione). Con questa scelta il Governo rinuncia definitivamente e in maniera ufficiale alla neutralità e si prepara a inasprire lo scontro ideologico.
Nel frattempo, in previsione della auspicabile consultazione popolare, il Comitato nazionale dei radicali italiani ha approvato un documento indirizzato al Presidente della Repubblica, alla Commissione di vigilanza sulla Rai e all’Autority per le comunicazioni “affinché non concorrano ancora una volta, con la loro azione o anche solo attraverso l’omissione di intervento, alla negazione del diritto dei cittadini ad essere correttamente e completamente informati”.

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10 gennaio 2005

 
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