There are no translations available. In Cina ci sono 100 milioni di bambine in meno a causa degli aborti selettivi
2700 anni fa dei versi cinesi recitavano: “Quando nasce un figlio, fategli
fare nanna nella culla, vestitelo di seta e dategli balocchi di giada. Quando
nasce una figlia, mettetela a dormire in terra con uno straccio per lenzuolo
e per balocchi datele cocci, solo cocci”.
Questi versi oggi “suonano” come la sinistra profezia di una misoginia
che si è spinta fino alla pratica diffusa dell’eliminazione
sistematica dei feti di sesso femminile. Gli aborti si perpetuano fino
al concepimento di un maschio, innanzi tutto per motivi culturali ed economici.
La Cina è una nazione di un miliardo e 800 milioni di persone e ha bisogno
di contenere le nascite, ma la brutalità di questa pratica non può
certo essere spiegata così.
La comunità internazionale fino ad oggi si è comportata come se
non fosse al corrente del fenomeno, e il governo cinese probabilmente se ne
occuperà quando realizzerà che la sua economia rallenterà
la sua crescita a causa della generazione delle donne
mancate. Metterla in questi termini è triste e disarmante, ma
forse solo così qualcuno darà retta al saggista Amartya Sen, secondo
le stime del quale in Cina oggi mancano 100 milioni
di bambine.
Prima o poi qualcuno dovrà affrontare e superare questo dramma. Farlo
in termini economici sarà solo la moderna razionalizzazione di un’antica
barbaria, perché il silenzioso genocidio delle donne cinesi è
una questione che, al di là del far di conto, riguarda la dignità
e il diritto alla vita dell’intera umanità.
La pratica degli aborti selettivi è molto diffusa anche in India, ma
anche lì le speranze di riscatto sono molto flebili, perché nessuno
in patria e all’estero sembra preoccupato, né tanto meno indignato.
A onor del vero, in India alcune studentesse hanno provato a segnalare all’opinione
pubblica la tragedia che la nazione patisce e nemmeno capisce ma, fino ad oggi,
senza alcun successo.
Gli indiani sembra che se ne infischino e gli americani, gli europei e l’Onu,
evidentemente, hanno altro a cui badare.
Vittorio Greco
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