There are no translations available. Dopo gli stop e gli intralci alla sperimentazione della pillola RU486 adesso tocca alla 194. Legge mal applicata per l'Osservatore romano. Storace vuol "controllare i consultori" aprendoli ai movimenti per la vita. Che, essendo sempre stati contrari alla 194, non sono proprio degli osservatori imparziali. E le donne utenti? Non avrebbero forse più titolo per valutare l'attività dei consultori, dal momento che è sul loro corpo che si gioca la partita?
La polemica politica sull'applicazione della legge sull'aborto e sulla gestione
dei consultori infuoca il confronto tra i partiti a fine legislatura. Come anticipato
due giorni fa, il capogruppo dell'Udc alla Camera Luca Volontè ha formalizzato
la richiesta di un'indagine parlamentare sull'applicazione della 194. E il ministro
Storace annuncia una proposta alle Regioni per monitorare e vigilare sull'attività
dei consultori, in primo luogo sulle pratiche di prevenzione dell'aborto.
E continua ancora e soprattutto in questo campo l'offensiva/ingerenza
della Chiesa: l'Osservatore Romano dice: la "legge 194 è
stata mal applicata, fino ad ora, nella sua integrità", ne è
stato violato "lo spirito". "Si è ritenuto che l'unica
forma di prevenzione all'interruzione volontaria della gravidanza fosse la contraccezione.
E in tal senso i consultori familiari invece che centri di vita, sono stati,
in gran parte, purtroppo meri dispensatori di certificati per l'aborto".
Per contraddire questo giudizio basterebbero i numeri: anche se il 2004 registra
un aumento degli aborti del 3.4% rispetto al 2003, negli anni di applicazione
della 194 (emanata nel 1978) le interruzioni volontarie di gravidanza sono drasticamente
diminuite. In particolare, dal 1982 ad oggi gli aborti sono quasi dimezzati.
E bisogna fare i conti con le immigrate che in questi numeri pesano e non poco.
Il dramma dell’aborto si consuma spesso nelle
fasce più deboli, dove mancanza di istruzione e disoccupazione giocano
la loro determinante parte sulle scelte di una donna. Si, proprio le donne,
sul cui capo-corpo ricadono oggi sempre più spesso le decisioni di uomini
troppo lontani dal comprendere quali pensieri, ansie e dolori attanagliano una
donna di fronte ad una gravidanza ed alla scelta di portarla avanti o interromperla.
E in tutto questo si potrebbe “magari” ragionare e, al
posto della triste propaganda politica e degli spot della Chiesa, riprendere
a parlare di prevenzione che vuol dire educare, a partire dalla scuola, le giovani
generazioni ad un approccio consapevole alla sfera del sesso. Non
si parla più di AIDS, non esiste l’educazione sessuale a scuola,
non si pensa ad adeguate politiche sociali, non si interviene a sostegno delle
famiglie e delle fasce più deboli. Si registra il totale
fallimento di uno dei principali obiettivi della legge sull'aborto: la prevenzione.
Il tempo e le energie - e aggiungiamo la voglia da parte delle istituzioni -
da dedicare al vero nocciolo del problema -informazione e prevenzione - vengono
sempre a mancare, e i risultati sono quei dati diffusi dal Ministero che allarmano
tanto gli ipocriti benpensanti al governo.
22 novembre 2005
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