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Le donne al voto in Kuwait: si aspetta l'esame del Parlamento Print E-mail
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A un anno di distanza dalla proposta del governo del Kuwait sul voto delle donne, è ancora acceso il dibattito fra i sostenitori e gli oppositori dell'emancipazione femminile

Un anno fa, il 16 maggio 2004, il Governo del Kuwait ha votato una legge che concede alle donne il diritto di voto e la possibilità di candidarsi per un seggio nell'Assemblea Nazionale. Loluwa al-Mulla, presidente della Società Culturale e Sociale delle Donne del Kuwait, per quanto soddisfatta del risultato, come molte altre sue connazionali crede sia ancora troppo presto per esultare: lo sceicco Al-Sabah, promotore dell'approvazione del voto alle donne, vietato esplicitamente dalla legge n° 65, articolo 1 del 1962, aveva fatto già un primo tentativo nel 1999, ma aveva fallito.
Le resistenze, oggi come allora, sono ancora molto forti: in particolar modo vi si oppone un gruppo guidato da Ahmad Baqer, potente ministro della Giustizia, noto per le sue posizioni assolutamente contrarie all'emancipazione femminile. Secondo lui "le donne non hanno diritti politici nell'islam, sono già onorate dal compito di badare alla formazioni delle giovani generazioni". Viste le premesse, quindi, meglio aspettare che il decreto passi all'esame del Parlamento, un'assemblea di 50 deputati che esprime 65 voti, visto che i 15 ministri del Governo votano due volte.

19 maggio 2005


 
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