There are no translations available. La moglie di Rajiv Gandhi, italiana, primo ministro della più popolosa democrazia del mondo
Il nuovo Parlamento indiano nominerà primo ministro Sonia
Gandhi, leader del Partito del Congresso, la storica formazione politica
che è riuscita ad affermarsi al di là di ogni aspettativa.
La sua vicenda politica ha dell’incredibile e sembra essere segnata dal
destino, che ha inscritto le sue scelte, i suoi amori e i suoi lutti nella storia
della più prestigiosa “dinastia” della più popolosa
democrazia del mondo: i Nehru-Gandhi.
Sonia Maino, nata in provincia di Torino nel 1946,
dopo il liceo andò a studiare a Cambridge dove nel 1965 conobbe Rajiv
Gandhi, il figlio di Indira Gandhi, che sposò nel 1968. La giovane
coppia non aveva alcun interesse a seguire le vicende politiche della famiglia,
ma una serie di eventi luttuosi li spinse all’impegno politico.
Nel 1984 il premier Indira Gandhi fu assasinata da una delle sue guardie sikh,
che così intendeva vendicare l’assalto al Tempio d’Oro di
Amristar ordinato pochi mesi prima dalla Indira Gandhi contro i ribelli che
vi si erano barricati dentro. Poche ore dopo l’attentato il figlio di
Indira, Rajiv Gandhi, sale al potere, per restarvi fino al 1991, anno in cui
fu ucciso da un terrorista tamil. Sonia entra controvoglia
in politica nel 1998, alla guida del Partito del Congresso. Da quella data comincia
il lento riscatto del suo partito che di fatto è coincisa con la crescente
determinazione di Sonia. La vicenda di Sonia Gandhi è riassunta in maniera
esemplare dalle parole del figlio Rahul: “Ho visto
mia madre combattere quando è stata uccisa mia nonna. Ho visto mia madre
combattere quando è stato ucciso mio padre. Ho visto mia madre combattere
quando è stata messa con le spalle al muro in politica. E oggi l’ho
vista vincere. È una grande leader. Ed è il mio eroe”.
Queste parole, le prime pronunciate in pubblico da un membro della famiglia
dopo la vittoria elettorale, riassumono la storia di una donna che ha saputo
fare della sua drammatica esistenza e del suo coraggio il simbolo delle speranze
di centinaia di milioni di diseredati.
L’India nell’ultimo decennio è diventato un nuovo protagonista
dell’economia mondiale, e lo è diventata grazie anche alle politiche
del governo uscente, ma nello stesso decennio il fossato tra ricchi e poveri
si è dilatato troppo e in questa voragine è caduto il partito
nazionalista indù che guidava il governo. La maggioranza parlamentare
uscente si rivolgeva di fatto soltato ai 150-200 milioni di indiani che si sono
giovati dello sviluppo economico, ma la maggioranza
povera e silenziosa del Paese, che si aggira attorno al miliardo, ha deciso
di dare fiducia ad una donna che sentivano tutt’altro che straniera
(come veniva tacciata dai suoi avversari politici).
Sonia Gandhi ha dichiarato che porterà avanti il processo di pace con
il Pakistan e che non interromperà le privatizzazioni, ma le strategie
politiche che adotterà dice che saranno “più simili a quelle
adottate dal brasiliano Lula e dai paesi che, assime all’India, potrebbero
fin d’ora formare un terzo asse tra la confinante Cina e gli USA”.
Come ha commentato Salman Rushdie, “un elettorato cocciuto che non vota
come tutti si aspettano è una cosa bella, da applaudire. [...] Per il
momento possiamo goderci questo raro momento di speranza”.
Vittorio Greco
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