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Toghe rosa: nessuno spazio ai vertici Print E-mail
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Anche in magistratura la carriera è preclusa alle donne

lo afferma il CSM in uno studio pubblicato in questi giorni ai margini di un seminario internazionale sulla “Partecipazione equilibrata degli uomini e delle donne nel processo decisionale” che è in corso a Roma. Le donne in Italia rappresentano ben il 38% del totale dei magistrati, divise equamente fra uffici giudicanti e uffici inquirenti. La loro presenza però subisce un drastico crollo se si guarda a quei magistrati che ricoprono cariche direttive. In questo caso la percentuale scende ad appena il 5,3% (21 donne contro 416 uomini) e spesso i posti direttivi ricoperti dalle donne sono quelli considerati di “minor pregio” e quindi ''meno ambiti'' dagli uomini; si tratta cioè per esempio di poltrone di presidente o procuratore presso i Tribunali dei minori o i Tribunali di sorveglianza. Una delle cause principali di tale gap sembra essere il fatto che le donne in magistratura siano quasi tutte giovani (non oltre i 45 anni) e che il CSM, nel valutare l’accesso alla dirigenza, adotti ancora criteri legati all’anzianità dei candidati. Cambiare questi criteri e valutare i candidati in base alle capacità dimostrate e non alla loro anzianità: questo è quanto chiede al CSM il magistrato Maria Giuliana Civinini, che di quest’organismo è una delle due sole donne componenti, su un totale di ventisei consiglieri.


15 dicembre 2004

 
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