L'unica cosa che ci rimane da fare è andarcene da questo paese in cui ancora vige il manuale Cencelli.
Il governo presentato oggi dal presidente Prodi, in cui avevamo
riposto la massima fiducia, ci spinge a una sola considerazione: l’unica
cosa che ci rimane da fare è andarcene da questo paese in cui ancora
vige il manuale Cencelli.
Non dovevano essere almeno un terzo le donne? Così
aveva dichiarato il presidente che abbiamo contribuito in piena convinzione
a eleggere (e forse, vista la risicata maggioranza conquistata dal nostro schieramento,
anche i nostri voti e la campagna fatta con le donne di questo paese sono stati
essenziali, almeno quanto l’apporto di Beppe Fioroni di Scienza e vita,
le cui idee vanno in direzione opposta a tutto quello che ci sembra fondamentale
per la laicità dello stato e la libertà delle donne).
Be’, le donne sono 6 su 29, meno del 30%, di
cui 5 senza portafoglio.
Ma - attenzione! – solo una ha un ministero dotato di portafoglio, evidentemente
non si ritiene che le donne siano adatte a disporre di risorse autonome, per
quello ci vuole destrezza virile.
E soprattutto, le “quote rosa” vanno bene
in campagna elettorale, ma poi, quando si passa a riscuotere, escono sempre
dal conto: cosa ha a che vedere la democrazia paritaria con la democrazia del
bilancino che deve equilibrare le voracità dei partiti senza scontentare
nessuno? Se no, si sa, ci si espone ai ricatti e ai veti, mentre con le donne
si può stare tranquilli, l’arte del ricatto non l’hanno imparata,
avendo frequentato così poco le stanze del potere.
Abbiamo solo una speranza: che il nuovo presidente
della repubblica si faccia garante del dettato costituzionale, che, contrariamente
al dettato del manuale Cencelli, garantisce le pari opportunità di accesso
alla decisionalità politica e legislativa alla metà femminile
del paese, e respinga un governo che le ignora.
Il governo
nel dettaglio
17 maggio 2006
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