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Cervelli differenti, pari intelligenza Stampa E-mail
Le nuove scoperte sulla distribuzione di "sostanza bianca" e "sostanza grigia" nell'encefalo umano

Si sapeva già da precedenti studi che il cervello maschile è più pesante di quello femminile: circa 1450 grammi quello di un uomo, 1300 grammi quello di una donna (in media, una differenza del 10%). È inoltre risaputo che ciò non significa maggiore intelligenza dell’uno rispetto all’altra, perché quello che conta veramente non è la massa cerebrale, ma le interconnessioni neuronali al suo interno.
Una nuova ricerca statunitense, pubblicata dall’Università di Irvine in California, conferma oggi il dato secondo il quale i cervelli di uomini e donne sono strutturalmente diversi, mentre le prestazioni dell’uno e dell’altro non evidenziano sostanziali differenze. Lo studio mette in relazione l’analisi delle cellule che compongono l’encefalo, condotta con la risonanza magnetica, con i risultati dei tradizionali test per la misurazione del quoziente intellettuale. Le mappe che ne risultano sono molto diverse. Nell’uomo è stata rilevata una maggiore presenza di “sostanza grigia”, cioè i centri in cui viene elaborata l’informazione, mentre nelle donne è la “sostanza bianca” a primeggiare, la sede delle reti di connessioni. Si è quindi supposto che chi pensa “usando” prevalentemente sostanza bianca (la donna) debba essere maggiormente portato per le attività in cui è richiesta capacità di accumulare e integrare informazione (ad esempio lo studio delle lingue straniere), mentre chi ha a disposizione più sostanza grigia (l’uomo) abbia maggiore capacità di elaborare le informazioni secondo determinate logiche (ad esempio, quelle matematiche).
Si tratta di una teoria che, se fosse provata, confermerebbe semplicemente le inclinazioni dell’uno o dell’altro sesso verso specifici compiti, e non inficia la parità dei QI. Di qui ad insinuare, come ha fatto il rettore di Harvard, che la scienza sia prerogativa maschile, ce ne corre. Tanto più, se a dimostrazione di ciò si cita la maggiore presenza degli uomini fra i vertici di centri di ricerca, università, organizzazioni scientifiche. Non ci vuole una laurea in scienze matematiche (è il caso di dirlo!) per capire che la vera causa di questa situazione non va ricercata fra le pieghe della corteccia cerebrale, ma nei paradossi di una società che, per quanto si autoproclami egualitaria, non offre alle donne le stesse opportunità che concede all’uomo. Studiare, lavorare, far carriera, pubblicare le proprie scoperte, ottenere magari un nobel, e allo stesso tempo costruirsi una famiglia, avere dei figli, svolgere il proprio ruolo sociale: a parità di capacità intellettuali, chi potrebbe negare che per un uomo non sia più facile?

28 gennaio 2005
Edoardo Zaffuto


 
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