Osservatorio di genere


Fecondazione assistita: la Legge 40 ancora sotto accusa Stampa E-mail
Il Tribunale di Cagliari rimette in discussione, per la prima volta dalla chiusura del referendum del 13 e 14 giugno scorso, la legittimità dell'articolo 13 della legge 40, ovvero il divieto della diagnosi pre-impianto anche nel caso in cui questa potrebbe tutelare la salute della madre in presenza di patologie gravi.

La questione è stata sollevata da due coniugi cagliaritani, entrambi portatori sani di beta-talassemia ed entrambi non fertili. Già tempo fa la donna era ricorsa alla procreazione assistita, ma le era stata impedita la diagnosi pre-impianto, perché la legge lo proibiva. Il risultato: la diagnosi eseguita all'undicesima settimana di gravidanza non lasciava dubbi sulla presenza della malattia nel feto e la donna ha ottenuto l'aborto terapeutico. Una soluzione drastica, causa di stati di ansia e depressione nella donna che durano da più di un anno. Lo scorso maggio la coppia ha fatto un nuovo tentativo, ma di fronte al secondo divieto della diagnosi pre-impianto, la donna ha rifiutato l'impianto dell'embrione e si è rivolta direttamente al suo legale. Il giudice civile del Tribunale di Cagliari, Donatella Satta, ha rimesso alla Corte Costituzionale la decisione sulla legittimità dell'articolo 13. Nel frattempo la coppia sarà costretta ad andare all'estero, se vuole avere un figlio sano.

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