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Rivoluzione femminile in Afghanistan dopo le elezioni presidenziali

Il Corano prevede che in prima fila stiano gli uomini, in seconda i ragazzi e in terza le donne, eppure alle donne afghane è stato proibito l’ingresso nelle moschee. Purtroppo in Afghanistan ha prevalso l’ignoranza dei mullah che hanno imposto il divieto. “Per le donne era più sicuro stare in casa” afferma Mujaddidi Sebghatullah, unico uomo presente alla prima preghiera pubblica consentita alle donne; ancora a gennaio lo stesso Sebghatullah aveva affermato, in qualità di presidente della Loya Jirga (Convenzione costituzionale), che “nemmeno Dio vi ha dato uguali diritti, perché nella sua decisione due donne contano quanto un uomo”.
Conquistano i loro diritti le donne afghane: il diritto al voto in primo luogo, che hanno voluto tutte esercitare in occasione delle prime elezioni presidenziali libere. Dall’avvento del regime islamico integralista, e poi dal 1996 con l’arrivo dei talebani fino ad oggi, divieti e proibizioni hanno regolato i rapporti della donne con gli uomini, delle donne con la società: l’Afghanistan era l’unico paese islamico a proibire l’ingresso della donne nelle moschee. Ora, la parità dei diritti è garantita dalla Costituzione. Parola di Shukrian Burakzai: “Abbiamo dimostrato con la partecipazione al voto – dice – che lo stereotipo della comunità internazionale sulla nostra società dominata dai maschi non risponde più alla realtà. È stata una lezione agli uomini afghani e a quelli dei paesi occidentali. Nessuno ci faceva credito, nessuno pensava che saremmo state capaci di decidere con la nostra testa. Ma sono loro che devono cambiare testa”. A centinaia hanno affollato la moschea, tutte hanno recitato e cantato il Corano, insieme per la prima volta in un luogo pubblico.

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Rosanna Deleo
25 ottobre 2004

 

 
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