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Ancora una donna nelle mani dei rapitori iracheni

È ancora fresco nella memoria di tutti, italiani e non, il rapimento di Simona Pari e Simona Torretta, le attiviste volontarie in Iraq, liberate, dopo ventuno giorni di prigionia, il 29 settembre 2004. Invece Florence Aubenas, la giornalista di Libération, è ancora nelle mani dei suoi rapitori. Adesso Giuliana Sgrena, reporter per Il Manifesto. Dichiaratamente schierata contro la guerra, come le due Simone e come la collega francese. Anche su di lei incombe un ultimatum.

Il mondo politico si mobilita, le testate giornalistiche inviano appelli per la sua liberazione, persino la tv araba Al Jazira ne chiede l'immediato rilascio e il Consiglio degli Ulema dichiara: "meriterebbe un premio, non un rapimento".
Ci sembra interessante il parere di Giovanna Botteri, inviata dalla Rai in Iraq e amica di vecchia data di Giuliana. In un'intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera, spiega in questo modo l'accanimento dei rapitori verso donne che, inequivocabilmente, sono in Iraq non per interessi geopolitici o economici, ma di fatto al fianco del popolo iracheno: "Siamo donne, siamo contrarie alla violenza, la rifiutiamo, la combattiamo, non la comprendiamo. [...] Giuliana era un obiettivo semplice da colpire. Come tante tra noi, si sentiva immune dalla violenza".

7 febbraio 2005


 
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