La Francia di fronte al terrorismo musulmano
Il
29 agosto l'Esercito islamico in Iraq ha lanciato un ultimatum per la liberazione
di due cittadini francesi rapiti in Iraq: l'abolizione della legge che proibisce
in Francia l'esibizione a scuola di simboli religiosi (tra cui il
velo islamico per le donne) e che entrerà in vigore il prossimo
2 settembre.
Il ricatto del gruppo di terroristi radicali islamici ha l’obiettivo di
accendere la miccia in una situazione che potrebbe divenire assai delicata:
in Francia la comunità musulmana conta 5 milioni di persone, si tratta
della più grande comunità di cultura e tradizione islamica in
Europa. In Francia si trova pure la più consistente comunità ebraica
con 600 mila persone. Lo scenario è quello mediorientale, e il conflitto
sembra alle porte: episodi di razzismo e di intolleranza in Francia sono all’ordine
del giorno. Il contesto di emarginazione, esasperato da un malcontento crescente
per ragioni economiche, sembra aver posto le condizioni per un’adesione
di molti giovani musulmani all’estremismo islamico. L’adesione innesca
conseguenze sociali e di costume più generali che finiscono per coinvolgere
non più solo i singoli, l’adesione non rimane certo un fatto privato,
l’adesione cerca consenso. Da qui la riaffermazione dei simboli che caratterizzano
quella cultura: da qui il diffondersi del velo. Dietro il velo si cela l’affermazione
e la rivendicazione di una identità e di una cultura violate, esposte
alla mercé della cultura occidentale.
Risultano assolutamente trasparenti, in questo contesto, le dichiarazioni di
Zohra, un'adolescente francese di origine marocchina,
che così spiega al settimanale saudita Sayidaty le ragioni che l'hanno
indotta ad adottare il velo islamico come tratto distintivo della propria personalità:
"Ho indossato il hijab, il velo islamico, solo
un anno fa. Sono rimasta colpita dai consigli di una parente arrivata dal Marocco.
Dopo averlo indossato ho scoperto di essere cambiata molto. Ora evito i comportamenti
deviati a cui ero abituata in precedenza. Ero ancora piccola e tendevo a imitare
l'atteggiamento delle mie coetanee francesi. Non ero consapevole della mia specificità
e del mio status particolare come giovane musulmana. Ho
scoperto che il velo non è soltanto un simbolo della religiosità,
ma un'arma in mano alla giovane musulmana per respingere le tentazioni della
vita europea. Considero il velo uno strumento morale per discostarsi dagli atti
immorali. Il velo è il simbolo che ci differenzia come giovani musulmane
dalle francesi di cui non condividiamo gli stessi valori.”. Con
indosso il velo, la comunità islamica rifiuta lo stile di vita occidentale,
la laicità.
Così, la condivisione dei simboli è segno della condivisione dell’identità
musulmana: anche se il prezzo di questa è la perdita da parte delle donne
della propria emancipazione, della propria libertà. Strumento
il velo, strumentalizzate le donne che lo indossano. Crea adesione, ma
insieme divide e frazione quella comunità riproponendo schemi gerarchici
e rapporti di sottomissione e dipendenza tra uomo e donna.
Di qui la scelta del Parlamento francese di promulgare una legge per riaffermare
quel “principio di laicità, che esprime i valori di rispetto, dialogo
e tolleranza, che è al centro dell’identità repubblicana
della Francia … A questo riguardo, la riaffermazione del principio di
laicità nella scuola, luogo privilegiato di acquisizione e trasmissione
dei nostri valori comuni, strumento per eccellenza dell’idea repubblicana,
sembra oggi indispensabile. La scuola deve infatti essere preservata, al fine
di assicurarvi l’uguaglianza delle opportunità, l’uguaglianza
davanti all’acquisizione dei valori e del sapere, l’uguaglianza
fra i ragazzi e le ragazze, la mescolanza di tutti gli insegnamenti e in particolare
dell’educazione fisica e sportiva. Non si tratta neanche di fare della
scuola un luogo di uniformità e anonimato, che ignori il fenomeno religioso
… Se gli alunni delle scuole, dei collegi e dei licei pubblici sono naturalmente
liberi di vivere la loro fede, questo deve avvenire nel rispetto della laicità
della scuola della Repubblica. È proprio la neutralità della scuola
che assicura il rispetto della libertà di coscienza degli alunni, l’eguale
rispetto di tutte le convinzioni”. (art. 1 della
Legge francese del 15 marzo).
Il confronto è dunque tra la rivendicazione, forte fino ad azioni terroristiche,
della differenza culturale e sociale propria (e tipica) della società
musulmana, e l'adesione ai principi di uguaglianza proposta (legalmente) dallo
stato francese.
L’obiettivo del ricatto velato è naturalmente
la laicità dello Stato, il fondamento su cui si regge la democrazia francese.
Chiedere di rinunciarvi non è dunque un pretesto per azioni terroristiche
ma un obiettivo politico preciso. Differentemente da quanto è avvenuto
in Spagna, dove la devastante azione terroristica ha mirato a distruggere e
indebolire il fronte di guerra occidentale, condizionando dunque scelte di politica
estera, in Francia la stessa azione terroristica ha un profilo strategico di
politica interna, nei confronti del quale la Francia e la sua storia non possono
certo cedere.
1 settembre 2004
Rosanna Deleo
Sul
tema Islam, nella sezione "Donne e..."
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