Le donne si incontrano in vista della manifestazione contro le guerre
L’Associazione Federativa Femminista Internazionale
(AFFI) ha organizzato un incontro per discutere della grande
manifestazione contro le guerre che si terrà nella capitale il 20 marzo.
All’iniziativa, che ha avuto luogo a Roma, presso la Casa Internazionale
delle Donne, hanno aderito:
Associazione per la pace – Donne in nero; Centro di documentazione internazionale
Alma Sabatini; Il paese delle donne; Società italiana delle storiche;
Unione Donne in Italia – UDI; Candelaria; C.O.R.A – Centri Orientamento
Retravailler Associati.
Le manifestazioni del 20 promosse in primo luogo da United
for Peace and Justice avverranno in contemporanea in decine di città
del mondo.
La scelta della data è tutt’altro che casuale, infatti il 20 marzo
2003 ha avuto inizio la guerra in Iraq, una guerra osteggiata da un’impressionante
moltitudine in tutto il mondo, che si è aggiunta a un lungo, tragico
elenco di guerre. Oggi la guerra, di fatto, continua in Iraq così come
in Afghanistan, in Palestina e Israele, in Congo, in Cecenia e in tante altre
regioni del mondo.
Il 20 marzo 2004, raccogliendo l’appello del movimento per la pace degli
Stati Uniti, il mondo intero dice no a tutte le guerre e sì alla pace.
Proprio durante l’assemblea di ieri, aperta da Francesca Koch della presidenza
dell’AFFI, si è pensato e riflettuto sulle parole
di donna che possono esprimere il senso di questo evento. Tra le proposte
sono emersi diversi slogan: pace è autodeterminazione
ovunque; la pace è la pace; la pace è democrazia; la pace è
confronto; pace è risorse per la vita; la pace è autodeterminazione,
la pace sradica il terrorismo; la pace sconfigge il terrorismo e tanti
altri.
Quello che trovo più suggestivo ed efficace è: unica
rivoluzione è l’autodeterminazione. Più che uno slogan,
questa proposizione è, o comunque potrebbe diventare, il cuore di un
articolato discorso critico. Soprattutto se enunciata da una donna. E se saranno
tante le donne e gli uomini che faranno loro questo convincimento, e se cominceranno
ad affermarlo nelle più svariate maniere, potrebbe diventare il principio
di una nuova narrazione collettiva.
Alle manifestazioni del 20 marzo parteciperanno milioni e milioni di persone,
ma certamente ci sarà qualcuno a ricordarci che già l’anno
scorso la mobilitazione mondiale dei pacifisti non riuscì a fermare la
guerra. Ci sarebbero e ci saranno molteplici risposte da dare a chi camuffa
la sfiducia e il cinismo all’inquietante ombra di un ragionevole (?) realismo.
Oggi voglio solo ricordare quanto ha detto una donna intervenuta all’incontro
organizzato dall’AFFI: “Non manifestiamo
per cambiare il mondo, ma affinché il mondo non cambi noi”.
Bisogna resistere.
Vittorio Greco
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