There are no translations available. Nel febbraio del 2005 si è conclusa la V Conferenza Mondiale dell'ONU sulle Donne, cui ha partecipato in qualità di ONG anche Arcidonna. La documentazione completa dell'evento è disponibile nella biblioteca di questo sito alla voce Area Internazionale.
Molte
meno cravatte rispetto alla conferenza di Pechino del 2000 e molte più
donne nelle istituzioni e tra i rappresentanti di governo, ma soprattutto molte
più ragazze. Presenti 80 ministri per le pari opportunità, circa
5.000 organizzazioni non governative e due premi Nobel per la Pace: Rigoberta
Menchù e Wangari Maathai (nella foto a sinistra, insieme a Valeria Ajovalasit).
Sorprendenti le donne dei paesi in via di sviluppo, per la grinta e la determinazione
con cui hanno affrontato le tematiche della Conferenza.
Per l’Italia, le organizzazioni femminili presenti alla Conferenza hanno
denunciato il forte rallentamento con cui procede l’affermazione dei diritti
delle donne, dove anche le conquiste date per assodate come ad esempio la
procreazione assistita rischiano di essere cancellate.
L’Italia
è stata criticata ufficialmente dal Comitato per l’Eliminazione
della Discriminazione contro le Donne. Il
Comitato ha espresso “forti preoccupazioni” per la condizione delle
donne italiane, condizione già denunciata nel rapporto
ombra presentato all’ONU dalle ONG italiane. Donne ancora concepite
come madri e come oggetti sessuali soprattutto attraverso i messaggi veicolati
dalla pubblicità e dalla televisione; inserite marginalmente nella vita
politica e spesso vittime di discriminazioni sul lavoro. Gli impieghi per le
donne sono spesso precari e part-time e quasi sempre a basso reddito. Le inferiori
condizioni economiche unite alla mancanza di strutture pubbliche dedicate all’infanzia,
costringono una donna su cinque ad abbandonare il lavoro dopo il primo figlio.
Atro punto irrisolto del sistema politico italiano è quello della presenza/assenza
delle donne nei centri decisionali. La sotto-rappresentanza delle donne esiste
è diffusa in tutte le dimensioni della vita pubblica.
Se, come sostiene l’ONU, la vita politica è lo specchio della
condizione femminile, l’Italia deve fare ancora una lunga strada. Una
strada che vede e vedrà impegnate in prima linea le ONG, il cui ruolo
alla Conferenza di New York è stato determinante soprattutto per quel
che riguarda la “bocciatura” dell’emendamento americano sull’aborto.
Il mondo dell’attivismo e tutta l’Europa si sono schierati compatti
contro la proposta degli USA. Va qui sottolineata la grande forza, la determinazione
e l’influenza che le ONG hanno avuto a New York come realtà e voce
distinta ma altrettanto autorevole rispetto ai governi.
“Quello
che manca alle politiche governative e in particolare al Dipartimento per le
Pari Opportunità – ha affermato Valeria
Ajovalasit – è un approccio di gender mainstreming. […]
è evidente che le pari opportunità nel nostro Paese sono lontane
dall'essere state raggiunte. […] Chiederemo quanto prima un incontro al
Dipartimento per le Pari Opportunità per verificare quali siano le azioni
concrete che il Governo vuole intraprendere per ottemperare agli impegni stabiliti
a New York”.
I Governi dei Paesi membri dell’ONU e le ONG si ritroveranno a parlare
di donne il prossimo settembre a New York per l’Assemblea Generale dell’ONU
- Millennium, che sarà anche l’occasione per verificare i primi
provvedimenti messi in atto dagli Stati in materia di parità.
La documentazione completa è disponibile nella biblioteca di arcidonna nella sezione Area Internazionale.
|