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Arcidonna News Conferenza Onu a New York: le italiane vittime dell'apartheid
Conferenza Onu a New York: le italiane vittime dell'apartheid Print E-mail
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La Prestigiacomo dissente: "L'Italia non è un paese antiquato". La replica di Valeria Ajovalasit: "Le osservazioni del CEDAW sono corrette".

Critico nei confronti dell’Italia ancora una volta il Comitato per l’eliminazione della discriminazione contro le donne (CEDAW), che alla conferenza di New York ribadisce, con toni pacati ma decisi, l’indignazione per le condizioni delle donne italiane. Come si legge nel documento che le Nazioni Unite hanno inviato a fine gennaio al governo italiano, «La donna in Italia è ancora percepita come oggetto sessuale e principale responsabile della crescita dei figli [...] Non sono stati fatti abbastanza sforzi». E qui comincia la, purtroppo lunga, lista degli ambiti in cui si verifica la discriminazione femminile: il lavoro, la previdenza, il trattamento economico delle donne lavoratrici, il congedo parentale, la rappresentanza politica. Tutti problemi trattati e sviscerati, ma ai quali il governo non sembra voler dare una soluzione.
Al ministro per le Pari Opportunità, Stefania Prestigiacomo, sembra invece che queste siano quasi delle calunnie belle e buone, e soprattutto gratuite, visto che secondo lei l’Italia ha fatto, ultimamente, passi da gigante nella rivendicazione dei diritti delle donne. Il problema sarebbe, a parer suo, generato dalle donne stesse, meno disposte dei signori uomini a fare dello straordinario e soprattutto legate ancora indissolubilmente al proprio ruolo di moglie e madre.
Ma da New York Valeria Ajovalasit, presidente di Arcidonna, puntualizza che le osservazioni fatte dal CEDAW sono assolutamente corrette ed è insensato smentirle: invita quindi la Prestigiacomo ad impegnarsi per risolvere i problemi rilevati, piuttosto che chiudersi gli occhi e negarne l'esistenza.

8 marzo 2005

 
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