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Arcidonna News Da Ginevra a New York
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All'ordine del giorno della V Conferenza mondiale delle donne, che si terrà a New York a fine febbraio, a dieci anni di distanza da quella di Pechino del 1995. I materiali prodotti a Ginevra in occasione della conferenza preparatoria dei paesi europei e del Nord America, che si è svolta a dicembre.

Prima stesura delle conclusioni del Presidente della Conferenza di Ginevra. Gli stati membri dell’UNECE (Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite) riconfermano i punti della dichiarazione di Pechino, della Piattaforma d’Azione e del documento finale della ventitreesima sessione speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (Beijing + 5), e sottolineano l’importanza della cooperazione internazionale, di una forte volontà ed impegno politico e di mezzi adeguati per la difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali, per l’implementazione delle prospettive di gender mainstreaming, di una piena e paritaria partecipazione delle donne ai processi decisionali.
L’incontro ha dato particolare rilievo ai punti in comune tra CEDAW (Convenzione sulla eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne), la Dichiarazione di Pechino e la Piattaforma d’Azione. Si è inoltre sottolineata la necessità di cooperazione con il Comitato CEDAW, il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, il Relatore Speciale delle Nazioni Unite sul traffico di persone, in particolar modo di donne e bambini, e il Rappresentante Speciale dell’OSCE sul Traffico di esseri umani.

Durante il meeting è emerso che se molti dei paesi membri dell’UNECE sono riusciti a procedere di pari passo e con metodologie analoghe nell’implementazione degli impegni presi alla conferenza di Pechino, altri, come i paesi dell’Europa orientale e del CSI (Comunità degli Stati Indipendenti) sono rimasti indietro.
Dalle relazioni dei diversi paesi risulta evidente come la parità dei diritti fra uomini e donne sia stata notevolmente supportata dallo sviluppo di strategie di gender mainstreaming, concetto introdotto per la prima volta nel 1995 dalla Piattaforma d’Azione di Pechino. Questo ha sottolineato ulteriormente l’importanza dell’attuazione da parte delle istituzioni di ciascun Paese di politiche e programmi specifici. La violenza e la discriminazione delle donne può essere infatti combattuta solo attraverso leggi mirate, un supporto internazionale tecnico e finanziario, l’adozione di parametri di qualità e lo scambio e il confronto dei dati sulla violenza sulle donne. Anche nell’area Donne e Salute, la velocità con cui continua a diffondersi il virus dell’HIV mostra la necessità di una maggiore informazione e dell’intervento delle istituzioni tramite l’emanazione di leggi apposite. Inoltre mentre alcuni paesi hanno riportato un sensibile calo del numero di donne che vivono in condizioni disagiate, altri riportano tassi di povertà femminile relativamente alti, soprattutto nel caso di gruppi disagiati, come le ragazze madri, donne-capifamiglia e donne anziane, che necessitano una normativa appropriata.
Di conseguenza sembra evidente che ogni paese debba sviluppare programmi specifici che siano comunque in linea con gli obbiettivi generali sottolineati nelle tre sessioni principali: 1) donne ed economia; 2) donne e meccanismi istituzionali; 3) traffico di persone, in particolar modo donne e bambini, nel contesto dei movimenti migratori.

  1. Scopi principali prefissi nell’area Donne ed economia:

    a) Lavoro
    - Inversione del trend negativo dell’impiego di donne nei Paesi dell’Europa dell’est e del CSI.
    - Adozione di standard lavorativi e salari sufficienti ad assicurare alle donne una propria indipendenza economica.
    - Eliminazione della discriminazione sessuale nell’accesso a prestiti, crediti e altre forme di finanziamento.
    - Trasparenza degli scaglioni salariali e dei criteri di valutazione dei candidati nei colloqui di lavoro.
    - Formazione per donne di tutte le età finalizzata anche all’inserimento in settori tradizionalmente maschili, come nel caso del settore dell’ICT (Informazione, Comunicazione e Tecnologia).
    - Particolare attenzione alle esigenze di donne e ragazze che vivono in condizioni economiche disagiate, soprattutto nel caso di donne emigrate, rifugiate e appartenenti a minoranze etniche.
    - Applicazione di una prospettiva di gender mainstreaming nelle politiche di imposte sui redditi, d’indennità e di pensionamento.
    - Offerta di impieghi appropriati alle loro qualifiche, soprattutto per quando riguarda le emigranti, che vengono spesso assunte per lavori sottopagati e per cui non vengono richieste particolari competenze, quando non vengono avviate alla prostituzione.
    - Adozione di politiche e servizi di supporto alle famiglie per una più equa distribuzione delle responsabilità familiari, e quindi per dare pari opportunità di impiego a uomini e donne. In molti paesi sono già stati rimossi gli ostacoli principali al congedo parentale.
    - Promozione dell’auto-impiego e dell’imprenditoria femminile, facilitando loro l’accesso ai settori della finanza, degli investimenti e ai sindacati.

    b) Assistenza sociale e pensioni
    - Riconoscimento della professione della casalinga, retribuita e non, ai fini pensionistici e come essenziale nell’economia del paese.
    - Agevolazioni su imposte e indennità per chi impiega donne nella propria azienda.

  2. Scopi principali prefissi nell’area Donne e meccanismi istituzionali:

    - Maggiore riconoscimento della parità dei diritti e dei diritti delle donne in quanto diritti umani ed eliminazione di ogni forma di discriminazione attraverso l’emanazione di leggi che assicurino la pari partecipazione di uomini e donne presso tutte le istituzioni e in tutti i processi decisionali, ivi inclusi i negoziati di pace.
    - Raccolta e uso di dati sull’impegno delle istituzioni per la difesa della parità dei diritti e dei diritti delle donne accessibili a tutti, facilitando così lo studio comparativo tra i diversi Paesi sulle azioni intraprese dalle varie istituzioni, e il miglioramento dei meccanismi di valutazione e monitoraggio.
    - Intensificazione degli sforzi intesi alla formazione di responsabili nei processi decisionali a tutti i livelli per migliorare le pratiche di gender mainstreaming, attraverso standard di sviluppo e di diffusione.
    - Promozione di una partecipazione significativa delle donne nelle politiche, nei programmi e nelle decisioni che le riguardano.

    Fino ad ora le iniziative in questo campo sono state diverse: istituzione di commissioni per le pari opportunità, difensori civici, commissioni parlamentari, commissioni indipendenti di verifica, cooperazione tra istituzioni e organizzazioni delle donne, sindacati, università e mass-media per la redazione di nuovi progetti, riuscendo così anche a risvegliare la coscienza pubblica riguardo al problema.

  3. Scopi principali prefissi nell’area Traffico di donne in contesti migratori:

    - Pieno godimento dei diritti umani per tutte le donne emigrate, in regola e non.
    - Adozione di misure atte a facilitare l’impiego delle donne emigrate e la loro piena integrazione come forza lavoro.
    - Adozione di una prospettiva di genere nelle politiche d’immigrazione e di asilo nazionali.
    - Informazione continua dei media e dell’opinione pubblica sull’incremento del traffico di donne provenienti dall’Europa orientale e dal CSI e destinate al Nord America e all’Europa.
    - Particolare attenzione al traffico di donne legato alla prostituzione e al turismo sessuale.
    - Azioni specifiche che si fondino sullo studio delle cause fondamentali del traffico delle donne.
    - Modifiche al diritto penale intese ad assicurare che tutte le persone coinvolte nel traffico di donne vengano punite secondo l’entità del reato commesso.
    - Maggiore informazione su tutte le azioni anti-traffico intraprese.
    -Definizione di piani di protezione delle vittime del traffico, quali ad esempio l’autorizzazione a restare nel paese di destinazione almeno per un primo periodo di stabilizzazione.
    -Cooperazione tra i paesi e informazione.


documenti

Ginevra e New York

Background: la conferenza di Pechino + 5 (giugno 2000)

  • Apertura - Dichiarazione politica
  • Risoluzione II - Azioni e iniziative ulteriori per dare attuazione alla Dichiarazione e alla Piattaforma di Azione di Pechino
  • Capitolo III - Sfide in atto che incidono sulla piena attuazione della Dichiarazione e della Piattaforma d’Azione di Pechino
  • Capitolo IV - Azioni e iniziative per superare gli ostacoli e raggiungere la piena e più rapida attuazione della Piattaforma d’Azione di Pechino

l'Italia dopo Pechino

  • Documento del governo italiano "Revisione dell’attuazione della piattaforma d’azione di Pechino e documentazione dei risultati della 23ma seduta speciale dell’assemblea generale". Vi sono illustrate le politiche attuate in relazione alle linee guida della piattaforma di azione di Pechino.
  • Shadow report, elaborato dalle associazioni femminili (fra cui Arcidonna) in risposta al documento del governo italiano.

Ulteriore documentazione su United Nations Division for the Avancement of Women

8 febbraio 2005

 
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