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Donne in televisione...solo se belle e giovani Print E-mail
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Indagine del Censis su "Donne e media in Europa". Attraverso l'analisi dei contenuti di 578 programmi televisivi d'informazione, approfondimento, cultura, intrattenimento sulle 7 emittenti nazionali (Rai, Mediaset, La7), nei programmi televisivi italiani prevale l'immagine della "donna di spettacolo".

Donne in televisione...solo se belle e giovani, dall'indagine Censis su "Donne e media in Europa"

L’immagine della “donna di spettacolo” prevale nei programmi televisivi italiani. E’ quanto emerge da un’indagine realizzata dal Censis, nell’ambito del progetto europeo “Women and Media in Europe”. E’ il progetto di ricerca che la Commissione Europea- Direzione generale Occupazione, Affari Sociali e Pari Opportunità - ha finanziato nell’ambito della Strategia quadro comunitaria 2001/2005 per l’uguaglianza di genere.
Il progetto, promosso da Fondazione Adkins Chiti: Donne in Musica, Fondazione Censis e Fondazione Risorsa Donna, in collaborazione con Groupe de Recherche sur le Rapport Enfants - Mèdias (Francia) e Media Literacy Network (Grecia) intende contribuire alla promozione delle pari opportunità tra donne e uomini in Europa, attraverso il cambiamento dei ruoli legati al sesso ed il superamento degli stereotipi di genere.
L’indagine del Censis, realizzata in collaborazione con Donne in musica e Risorsa Donna, è stata presentata a Roma nel corso del convegno internazionale “Women and Media in Europe”.
Attraverso l’analisi dei contenuti di 578 programmi televisivi d’informazione, approfondimento, cultura, intrattenimento sulle 7 emittenti nazionali (Rai, Mediaset, La7), emerge che le donne, nella fascia preserale, ricoprono soprattutto ruoli di attrici (56,3%), cantanti (25%) e modelle (20%). L’immagine più frequente dunque è quella della “donna di spettacolo”.
Piacevoli, collaborative, positive. La donna in tv è rappresentata in maniera positiva, come protagonista della situazione, ma generalmente, lo spazio offerto alla figura femminile è gestito da una figura maschile “ordinante”.
Belle, patinate e soprattutto giovani. L’immagine della donna risulta polarizzata tra il mondo dello spettacolo e quello della violenza della cronaca nera.
C’è una distorsione rispetto al mondo femminile reale: le donne anziane sono invisibili (4,8%), lo status socioeconomico percepibile è medioalto, e solo nel 9,6% dei casi è basso, mentre le donne disabili non compaiono mai. I temi a cui la donna viene più spesso associata sono quelli dello spettacolo e della moda (31,5%), della violenza fisica (14,2%) e della giustizia (12,4%); quasi mai invece alla politica (4,8%), alla realizzazione professionale (2%) e all’impegno nel mondo della cultura (6,6%).
L’intrattenimento. Il conduttore è uomo (58%), lo stile di conduzione è ironico (39,2%), malizioso (21,6%) e un po’ aggressivo (21,6%); i costumi di scena sono audaci (36,9%), le inquadrature voyeuristiche (30%) e solo nel 15,7% dei casi sottolineano le abilità artistiche della donna. L’estetica complessiva è quella dell’avanspettacolo mediocre (36,4%) e scadente (28,9%). Nei reality in particolare, della donna si sottolineano invece doti di adattamento, furbizia e spregiudicatezza.
L’informazione: la donna del dolore. Nell’informazione la donna compare soprattutto all’interno di un servizio di cronaca nera (67,8%), in una vicenda drammatica in cui è coinvolta come vittima di violenze, stupri e prevaricazioni di ogni tipo. E il suo intervento, in un servizio televisivo, dura fino a venti secondi, nel 45,2% dei casi.
I programmi di approfondimento. Il timone della conduzione è in mano agli uomini (63%). Ma se le donne intervengono in qualità di “esperte” lo sono soprattutto su argomenti come l’astrologia (20,7%), la natura (13,8%), l’artigianato (13,8%) e la letteratura (10,3%).
Le donne della fiction. E’ il genere che meglio descrive l’evoluzione della condizione delle donna, la quale viene rappresentata come dirigente di distretti di polizia, come medico e avvocato in carriera.
La seconda parte della ricerca ha riguardato l’analisi delle leggi, i codici di autoregolamentazione e le buone pratiche riguardanti gli stereotipi di genere, attraverso una rilevazione presso le Authorities e le principali emittenti televisive europee, da cui emerge, che la tematica del contrasto agli stereotipi di genere viene assunta come un grande impegno democratico e civile. (Inform)

Fonte: INFORM - N. 32 - 14 febbraio 2006 - www.mclink.it

 
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