Una fatwa per permettere l'uccisione delle donne |
There are no translations available. Dopo il rapimento e l'esecuzione di Margaret Hassan, Al Qaeda tenta di modificare i precetti musulmani che vietano qualsiasi violenza sulle donne, persino durante la guerra santa Dopo 28 giorni di crudele prigionia è stata uccisa Margaret Hassan, responsabile irachena della ONG Care International. La Hassan, nata a Dublino 59 anni fa, sposata con un ingegnere iracheno, risiedeva in Iraq da trent'anni, nazione della quale aveva anche la cittadinanza, accanto a quella britannica. Impegnata da decenni a favore della popolazione, contro l’embargo e le guerre condotte dagli anglo-americani in Iraq, è stata uccisa in circostanze tutt’altro che chiare. Non bisogna dimenticare infatti che da questo sequestro aveva preso le distanze persino il gruppo di Al Zarqawi, ritenuto il braccio di Al Qaeda in Iraq e responsabile di numerose uccisioni di ostaggi, tra cui il britannico Ken Bigley. Altre quattro formazioni della guerriglia a Falluja nei giorni dopo il sequestro avevano negato di aver a che fare con il rapimento, e lo stesso Zarqawi ne aveva chiesto il rilascio. Margaret Hassan è la prima donna uccisa da quando è stata intrapresa la strategia dei sequestri, fatto che aggiunge orrore all’orrore perché i precetti musulmani prevedono che a donne, anziani e bambini non potesse essere fatto alcun male neanche durante la guerra santa. Questa ulteriore dolorosa novità è un dato tanto significativo che non si può comprendere a fondo senza “leggerlo attraverso” la fatwa (interpretazione delle leggi e della religione musulmana che hanno valore giurisdizionale) che autorizza a rapire e uccidere le donne occidentali. Secondo l'agenzia di stampa Adnkronos International, a emettere questa fatwa sarebbe stato Al-Rashid, uno degli ideologi delle cellule terroristiche di Al Qaeda. Questo terrorista sostiene che “sotto lo spietato attacco degli occidentali, è diventato necessario modificare alcune regole del Diritto islamico”. Sarebbe molto utile capire quanto e come questa fatwa verrà giudicata, in termini ideologici, dai gruppi più efferati che, come quello di Zarqawi, avevano preso le distanze dal rapimento di Margaret Hassan. Non è nemmeno da escludere che i distinguo siano stati solo una messa in scena per confonderci ulteriormente, una cosa però ormai dovrebbe essere chiara. Dopo l’uccisione di una donna che al di là della doppia nazionalità, di fatto, concretamente e quotidianamente si è fatta partecipe di due culture differenti, dovrebbe essere chiaro che la soluzione culturale, sociale e politica del conflitto tra euroamericani e islamici e tra islamici stessi deve passare anche attraverso l’emancipazione della donna. Una reale e profonda modernizzazione del mondo musulmano non può che passare di là e se noi vogliamo favorire la pace nel mondo dobbiamo sperimentare forme e modi per sostenere questa causa. L’assassinio di Margaret Hassan e questa nuova fatwa dimostrano che i terroristi l’hanno capito benissimo e si sono già mobilitati con tutta la loro ferocia, anche ideologica, per ostruire questo già piccolissimo spiraglio dal quale scrutare un remoto futuro di pace. Vai alla sezione "Donne e Islam" Vittorio Greco
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