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Farmaci per la stimolazione ovarica a pagamento Print E-mail
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Con una buona dose di ipocrisia, questa scelta mirerebbe a salvaguardare la salute della donna. Si tratta invece dell'ennesimo tentativo di ostacolare la pratica della procreazione assistita.

Da venerdì 19 novembre i farmaci per la stimolazione ovarica, necessari per la procreazione assistita, non saranno più completamente a carico del Servizio sanitario nazionale. Oltre una certa misura, cioè, si dovranno pagare. A caro prezzo.
La notizia è stata data da Andrea Borini, presidente di Cecos Italia (Centro Studi e Conservazione Ovociti e Sperma Umani) e direttore sanitario del centro Teconobios Procreazione, in occasione di un convegno su questi temi organizzato giovedì 18 a Bologna.
La revisione delle note della Commissione unica del farmaco, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale, stabilisce che d’ora in poi verranno rimborsate solo 168 fiale di farmaco. Superato questo limite, le altre fiale di godanotropine saranno completamente a carico della coppia, con costi che vanno dai 350 ai mille euro.
Nello Martini, direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco, sostiene che la scelta è stata fatta per salvaguardare la salute della donna da un uso improprio e pericoloso dei farmaci. Parole che sembrano presupporre l’idea che una donna possa decidere di sottoporsi con leggerezza e senza cognizione di causa a terapie del genere. Insomma, oltre un certo limite, far pagare è una forma per disincentivare leggerezze che potrebbero compromettere la salute dell’interessata... quanto paternalistico amore!
Comunque, stabilire limiti a priori è, anche da un punto di vista strettamente scientifico, un’insensatezza. Secondo quanto risulta dai dati presentati al convegno, risulta infatti che l’approccio personalizzato della cura che stimola l’ovulazione dà alla coppia più chance di avere un bambino e riduce notevolmente gli effetti collaterali indesiderati. A seconda dell’età e del peso della donna, la quantità di godanotropine può variare notevolmente, e quindi non si possono stabilire a priori limiti che valgano per tutti. Proprio per una questione di uguale tutela del diritto alla salute riproduttiva.

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Vittorio Greco
23 novembre 2004

 

 
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