VINCE SÉGOLÈNE, PERDE LA VECCHIA POLITICA |
There are no translations available. E da noi? Meglio cambiare paese, se non cambia il paese... Certe notizie ti fanno venire l'insofferenza di essere italiana. Stamattina, sentendo alla radio dello strepitoso successo di Ségolène Royal alle primarie della sinistra francese, veniva voglia di scappare via dal nostro paese immobile. La Royal ha avuto una valanga di voti perché rompe i cauti giochi della politica, quelli che la nostra sinistra, che sia moderata o estrema, non rompe mai. Ma la stessa insofferenza ti prende se pensi che nelle elezioni di medio termine gli americani hanno fatto trionfare Nancy Pelosi, una donna che ha detto senza mezze parole che Bush è incompetente, bugiardo e pericoloso, e Hillary Clinton, aprendo la strada alla prima presidenza femminile del paese più potente del mondo. E che dire della Spagna, dove Zapatero, insieme al suo staff pieno di donne, fa ogni giorno a pezzi la vecchia immagine di terra "cattolicissima" che ha avuto da secoli il suo paese? Qui da noi invece siamo ancora ai vecchi tempi delle maggioranze che si giocano su pochi punti di differenza e appena distinguibili differenze di progetto politico; di una sinistra in pantaloni, giacca e cravatta, tenuta insieme dai modi da padre severo di Prodi, che pensa che la nostra società sia fatta, come trent'anni fa, di grande industria del Nord, pubblico impiego ed educazione cattolica. Una sinistra che non riesce nemmeno a differenziarsi da Buttiglione a proposito di patti di convivenza diversi dalla famiglia degli anni cinquanta e fecondazione assistita (oh, quali pericolose trasgressioni e azzardi della scienza!). Che noia! Ma non eravamo il paese della fantasia? Si vede che la usiamo tutta per inventare i sottili equilibrismi politici in cui siamo indiscussi maestri e non ce ne rimane neanche un po' per interpretare i segni nuovi della realtà e fare progetti di futuro. Intanto il mondo corre - e spesso a guidare la corsa sono le donne, come in Francia e in America - e noi stiamo sempre qua a cercare di non scontentare nessuna corporazione, scontentandole tutte. 17 novembre 2006 La dichiarazione di Valeria Ajovalasit, Presidente nazionale Arcidonna Ségolène: ci rallegra come donne europee, ci deprime come italiane. L'Italia non ignori l'esempio francese (come ha fatto con quelli spagnolo e tedesco). Roma - 17 novembre 2006. Arcidonna esprime viva soddisfazione per il successo di Ségolène Royal, prima donna candidata all'Eliseo nella storia della Repubblica Francese. Dopo la Spagna di Zapatero, con il 50% del suo Governo composto da donne e la Germania di Angela Merkel, anche la Francia segna una decisa accelerazione verso una democrazia equamente partecipata e rappresentata. "E' un successo che non ci sorprende -dichiara Valeria Ajovalasit, Presidente di Arcidonna-, che ci rallegra come donne europee ma che ci deprime come donne italiane, costrette a fare i conti con una politica asfittica, sempre più distante dalle persone ed espressa da una classe dirigente che da troppo tempo non riesce più a rappresentare i cittadini di questo Paese". Arcidonna chiede a Romano Prodi e a tutta la coalizione di governo che fine abbiano fatto le promesse di intervenire a favore del riequilibrio della rappresentanza.
|