There are no translations available. Sintomi, patologie, reazioni ai farmaci non sono identici per uomini e donne: bisogna quindi diversificare per genere le terapie
Il
principio secondo cui la differenza di genere è un valore e va adeguatamente
messa a frutto si impone oggi anche nella ricerca medica. All’Università
di Georgetown, Washington, è stato infatti fondato il CSD,
Centro per lo Studio delle Differenze sessuali in medicina. L’obiettivo
è quello di sviluppare terapie e orientamenti
medici che tengano conto delle specificità dell’organismo dell’uomo
e di quello della donna, risultando più efficaci e meno invasive
su ciascun soggetto.
È da tempo un dato acquisito che, a parità di malattia, uomini
e donne presentano sintomi diversi, rispondono in modo differente ai farmaci,
hanno una diversa soglia di sopportazione del dolore. La sfida del CSD è
adesso scoprire perché ciò accada, identificare
i geni, gli ormoni, le interazioni chimiche o i comportamenti, specifici dell’uno
o dell’altro sesso, che determinano diverse reazioni allo stesso stimolo.
Ad esempio, tutti sanno che nelle società occidentali le
donne vivono più a lungo degli uomini, in media cinque anni di
più. Ciò dipende dal fatto che le malattie cardiache, principale
causa di morte sia per gli uomini che per le donne, insorgono più precocemente
nei primi. Proprio l’infarto ci offre un esempio di sintomatologia
sesso-specifica: il tipico dolore al braccio è infatti un’“esclusiva”
maschile, le donne avvertono, durante il mese che precede l’attacco, sintomi
più generici quali affaticamento, disturbi al sonno e difficoltà
respiratorie, e solo raramente dolore al braccio.
Per quel che riguarda il cancro, è ovvio che quello alla mammella e quello
alla prostata sono legati al sesso, ma le differenze non si limitano a ciò.
È stato osservato che la mortalità per neoplasie ai polmoni è
aumentata fra le donne e diminuita fra gli uomini, a quanto pare a causa di
un enzima che metabolizza i cancerogeni del tabacco,
presente solo nell’organismo maschile. I ricercatori del CSD si
stanno quindi impegnando a isolare questo naturale detossificante e ricavarne
un farmaco.
In Italia non esiste ancora un centro di ricerca come quello statunitense,
e la cultura della terapia personalizzata non è molto diffusa: paradossalmente,
la stragrande maggioranza dei farmaci (anche quelli destinati esclusivamente
alle donne) sono testati unicamente su uomini
e quindi, una volta messi sul mercato, potrebbero dimostrarsi inefficaci, o
peggio nocivi, su una donna. L’anno scorso l’AIRC, Associazione
per la Ricerca sul Cancro, aveva lanciato la campagna “la
ricerca è donna” proprio per coinvolgere maggiormente le
donne nella ricerca medica, sia come soggetti attivi che come “oggetto”
di sperimentazione.
Ci si auspica che dall’analisi delle divergenze molecolari, e dal conseguente
sviluppo di terapie che tengano conto delle peculiarità legate al sesso,
si possa raggiungere la “parità della
salute” fra uomini e donne, altrettanto necessaria come quella
economica o giuridica.
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Edoardo Zaffuto
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