Stesso maestro, stesso club, stessa stanza al villaggio olimpico, stessa pedana, stesso inno. A chi non crede alle coincidenze, poteva sembrare una finale olimpica annunciata. È la storia di un’amicizia fatta anche di rivalità ed emulazione, quella tra le amiche-nemiche Giovanna Trillini e Valentina Vezzali. Era dal ’54 che due lame italiane non si scontravano per l’oro olimpico. Dopo cinquant’anni abbiamo assistito ad un’altra finale mozzafiato, pur sicuri del fatto che, comunque fosse andata, alla fine avremmo sentito le note di “Fratelli d’Italia”. La Vezzali ha dominato, vincendo la settima medaglia olimpica: una per ogni Olimpiade alla quale ha partecipato.
Stili diversi, più vario quello della Trillini, micidiale quello del cobra Vezzali, secondo la Bianchedi che ha assistito alla finale in qualità di Vicepresidente del Coni. Ma, sembra, obbiettivi comuni: entrambe pensano alla maternità, senza che questo però segni la chiusura della loro brillante carriera sportiva. La Trillini, a trentaquattro anni, sente di avere ancora qualcosa da “dire” in pedana, e la Vezzali spera addirittura di «sbrigarsi» per arrivare in piena forma psico-fisica ai Mondiali del 2005 a Lipsia.

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Elisabetta Affatigato
20 agosto 2004