Gender Observatory


Arcidonna News Cassazione tradizionalista assolve "capofamiglia" violento
Cassazione tradizionalista assolve "capofamiglia" violento Print E-mail
There are no translations available.

Percuotere e procurare gravi lesioni ai propri figli rientrerebbe nel regolare esercizio del ruolo di genitore

Che il ruolo del “capofamiglia” fosse stato abolito dalla riforma del 1975, la quale sostituisce la patria potestà con una ripartizione equa dei diritti e dei doveri fra i due coniugi, lo sapevamo, appunto, da trent’anni. Ma che questo ruolo abbia ancora nella nostra società un peso tale da ribaltare la legge, ce lo ha fatto presente solo qualche giorno fa la Cassazione di Bologna. Tutto comincia circa due anni fa, a Forlì, quando la moglie di Claudio lo denuncia per percosse e maltrattamenti. Sembra che l’ira dell’uomo sia stata scatenata da una figlia maggiorenne che, pur non lavorando e facendosi mantenere dai genitori, si rifiutava di partecipare ai lavori domestici; e da sua moglie che ne prendeva sempre le difese. La sentenza della Corte d’Appello del 2002 condannava Claudio a otto mesi di reclusione con la condizionale, avendo causato, in uno di questi “scontri”, il «trauma contusivo alla regione auricolare destra» della figlia. Ma la sentenza della Cassazione ha cambiato le carte in tavola. Questa rigetta la sentenza della Corte d’Appello e giustifica il padre “sanguigno”, affermando che il suo comportamento violento rientra nella sua volontà di esercitare il ruolo del capofamiglia. Sembra che la violenza, quindi, venga accettata in Italia in nome di un principio patriarcale che legalmente non esiste più.

20 agosto 2004
Elisabetta Affatigato

 

 
Torna su