Il 9 dicembre del 1977 veniva approvata la legge 903, che stabiliva la parità tra uomini e donne in materia di lavoro. L'inizio di un lungo e faticoso cammino, che ancora non ha raggiunto la meta
Il 9 dicembre del 1977 si compiva
un passo decisivo per l'emancipazione femminile nel nostro Paese, con l'approvazione
della legge 903 che stabiliva la parita' tra uomini e donne in materia di lavoro,
segnando l'avvio dell'effettiva attuazione del dettato costituzionale in materia
di parita' fra i sessi, vietando qualsiasi discriminazione per quanto riguarda
l'accesso al lavoro, l'attribuzione delle qualifiche, delle mansioni e la progressione
di carriera in tutti i settori e rami di attivita'.
Venivano inoltre introdotte norme piu' avanzate relativamente alla maternita'
e primi elementi di condivisione tra i genitori nella cura dei figli (che troveranno
nuova espressione con la legge 53 del marzo 2000 sui congedi parentali).
La legge del 1977 rappresento' una svolta culturale importante nei confronti
delle donne, poiche' si passava dal concetto di tutela per la donna lavoratrice
al principio del diritto alla parita' nel mondo del lavoro.
Nell'Italia repubblicana il principio della parita' salariale, stabilito nell'articolo
37 della Costituzione, fu regolato da una legge solo nel 1957, in applicazione
di una convenzione internazionale.
Con un accordo sindacale del 1960, si decise poi l'eliminazione
dai contratti collettivi nazionali di lavoro delle tabelle remunerative differenti
per uomini e donne: venne cosi' sancita la parita' formale e sostanziale
nel mondo del lavoro. Le clausole di nubilato vennero definitivamente vietate
con la legge 7 del 1963.
Con la legge 1204 del 1971, poi, venne estesa la tutela della maternita' alle
lavoratrici dipendenti, ampliando ed estendendo i diritti introdotti dalla prima
legge del 1950 sui diritti e le tutele delle lavoratrici; con gli asili nido
nel 1971 si realizzo' un servizio a supporto delle famiglie e soprattutto delle
donne, onde favorirne la permanenza nel mondo del lavoro anche dopo la nascita
dei figli.
Altre riforme importanti mutarono la condizione sociale e culturale della donna
nella societa' italiana: tra queste, la legge sul divorzio nel 1970 (poi confermata
dal referendum del '74), quella sul diritto di famiglia del 1975 (che introdusse
la parita' tra uomini e donne nell'ambito familiare, per esempio riguardo la
potesta' sui figli), e la nuova norma sull'interruzione volontaria di gravidanza
del 1978.
Nonostante questi passaggi legislativi e normativi importanti,
tra i quali quello relativo alla parita' in tema di lavoro di cui oggi ricorre
il trentennale, l'effettiva uguaglianza di diritti e opportunita' tra uomini
e donne in Italia e' tutt'altro che compiuta. Secondo un'indagine Eurispes,
il tasso di occupazione delle donne e' pari al 45,1 per cento contro il 57,8
per cento in Francia, il 60,2 per cento in Germania e il 72,8 per cento in Danimarca,
mentre il 40 per cento degli uomini ritiene che la cura della casa sia soprattutto
compito del gentil sesso. La legge 903 e' un tassello importante della storia
del processo di emancipazione femminile che ha rappresentato, dalla meta' del
19° secolo, uno dei maggiori fattori di cambiamento e di modernizzazione
delle societa' occidentali.
Agli albori del movimento di emancipazione femminile si collocano le cosiddette
'suffragette', protagoniste di manifestazioni, spesso soffocate con la violenza
da parte delle forze dell'ordine, volte a rivendicare il diritto al voto ma
anche l'uguaglianza sul piano giuridico, sociale ed economico rispetto agli
uomini.
Queste battaglie, sebbene fossero fortemente osteggiate, alla fine l'ebbero
vinta: in Inghilterra il voto alle donne venne riconosciuto nel 1918, negli
Stati Uniti nel 1920, in Germania nel 1919, in Francia nel 1925.
Tratto da: Agi
10 dicembre 2007
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